«Arriveremo a non capire più chi siamo, dove siamo e cosa facciamo: è esattamente quello che sento io oggi nella politica italiana. Non sappiamo dove andiamo, cosa facciamo e cosa stiamo pensando. Aspettiamo questo Godot…»
Beppe Grillo interviene con un video sul suo blog e lancia una frase che come al solito va oltre i confini della provocazione.
Il garante Cinque Stelle nel suo affondo non risparmia nessuno, nemmeno il suo Movimento: un’incursione in cui trapela, neppure troppo velatamente, l’insofferenza che secondo le indiscrezioni Grillo avrebbe manifestato nell’ultimo periodo.
Si tratta della seconda provocazione che tocca l’esecutivo da parte dei «padri» pentastellati: nei giorni scorsi il padre di Alessandro Di Battista, Vittorio, aveva utilizzato l’ironia per criticare l’operato del governo gialloverde.
«In soli sei mesi», aveva scritto, elencando una serie di misure mai realizzate dal governo, «abbiamo rivoltato il Paese da così a così. Abbiamo chiuso l’Ilva, bloccata la TAP, iniziata la nazionalizzazione delle autostrade, creata la Banca Etica e tolti i finanziamenti all’editoria. Mai avrei pensato che, con il mio voto, avrei contribuito a raggiungere questi risultati»
Intanto, arrivano buone notizie per il garante M5S dal fronte giudiziario.
La Corte d’appello di Torino ha dichiarato la prescrizione di un reato attribuito a Grillo durante una visita in Val di Susa, nel 2010, ai No Tav.
Si trattava della violazione dei sigilli apposti dalle autorità a una baita-presidio. Nel 2014, in primo grado, l’allora capo politico del M5S era stato condannato a quattro mesi di reclusione senza condizionale.