di SALVATORE CANNAVÒ per Il FQ, 11-8-19
Il discorso che il presidente del Consiglio farà al Senato avrà un peso.
Innanzitutto per il posizionamento nei confronti di Matteo Salvini: Conte punterà a ribaltare la narrazione leghista sul governo del No addebitando a quello i No. E da quel discorso, oltre che dall’esito del dibattito parlamentare, dipenderanno gli scenari successivi tra i quali non va escluso nemmeno un Conte-bis, dal mandato circoscritto e a tempo, che faccia alcune riforme – legge elettorale e manovra – per poi andare a votare.
LE LINEE programmatiche dell’intervento sono inscritte nel discorso pronunciato lo scorso 3 giugno in occasione della conferenza stampa in cui chiedeva a Lega e M5S di chiarire il futuro del governo, pena le proprie dimissioni.
Conte rivendicherà innanzitutto il Contratto di governo, rivendicherà il “cambiamento”, passato attraverso misure come il Reddito di cittadinanza, decreto Dignità o Quota 100. Non potrà non rivendicare anche le misure legate all’immigrazione, che sono sfociate nell’approvazione di ben due decreti Sicurezza e su cui probabilmente il M5S ha avuto più problemi al proprio interno.
Ma a Salvini si ricorderà che dopo aver votato la fiducia al decreto Sicurezza bis, ora si passa al voto contrario. Rivendicherà la legge Spazzacorrotti, la modifica dell’articolo 416-ter sul voto di scambio mafioso e ricorderà che per applicare le riforme fatte servirebbero diverse misure di accompagnamento. La sfiducia significa dire No anche a questo.
Una volta ribadita la bontà della “fase 1”, il presidente del Consiglio sottolineerà l’i mportanza della “fase 2” ricordando i progetti su cui il governo sta(va) lavorando: la riforma della Giustizia, le Opere pubbliche, travolte dalla discussione sul Tav, il Conflitto di interessi, in realtà evocato da tempo, la riforma del Fisco, al di là della semplice flat tax o della revisione delle aliquote, per una “giustizia tributaria efficiente”.
E poi i progetti strategici che più stanno a cuore a Conte: un piano nazionale per la Ricerca, uno per il sistema scolastico e quello universitario, un piano straordinario per il Turismo e un progetto strategico, già compreso nel Contratto di governo, per il potenziamento dell ’Economia circolare, favorendo la politica del riciclo e “dismettendo quella del rifiuto”.
Un progetto che si iscrive all’interno di una strategia “green” che Conte vorrebbe portare avanti. Questo è l’elenco dei progetti a cui, dirà Conte, Matteo Salvini ha detto no. Preferendo la politica dei sondaggi a quella dei progetti. Dopo il discorso, da come andrà il dibattito e l’eventuale voto finale, si capirà il futuro immediato.
IL PREMIER DOVREBBE sotto – porsi al voto dell’aula come ha fatto a suo tempo Romano Prodi: “Voglio che mi guardi in faccia e mi voti contro” ha detto a Matteo Salvini nel colloquio di palazzo Chigi.
Una rottura “traumatica” co m e nota efficacemente Giancarlo Giorgietti che, capendo il rischio dello scontro, dice che sarebbe stata meglio “una separazione consensuale”.
Con il voto sfiducia, Conte si dimetterà nelle mani del presidente della Repubblica. Se le opposizioni, però, accogliessero la proposta avanzata dall’ex presidente del Senato, Pietro Grasso, non partecipando alla contesa, Conte, non essendo sfiduciato tecnicamente, potrebbe puntare a un reincarico da parte di Mattarella in un Conte-bis dalla data di scadenza incorporata e per alcune misure obbligate: il taglio dei parlamentari, una legge di Bilancio, la legge elettorale. Per poi tornare a votare.
Nel mondo 5Stelle di questa ipotesi si pensa che “se fosse un governo non impopolare, non alla Monti per intenderci, potrebbe fare bene e beneficiare dell’appoggio del Pd e di altri settori. Oppure dell’astensione”.
Un governo di scopo, o delle astensioni, che sarà Sergio Mattarella a decidere. Lo farà al termine di consultazioni che, nello stile del Capo dello Stato si annunciano “molto serie”.