Ugo Magri per “la Stampa”
“Matteo Salvini sta cercando di alzare l’asticella», segnala Alessandra Ghisleri, sondaggista e direttrice di Euromedia Research. Mancano pochi giorni al voto in Emilia Romagna, e proprio ora il leader della Lega ha voluto andare a processo per il caso Gregoretti.
Non le sembra il momento più sbagliato?
«Probabilmente Salvini ha valutato che, tanto, a giudizio sarebbe finito lo stesso, per cui non aveva nulla da perdere e soltanto da guadagnare trasformandolo in un tema di campagna elettorale. Così può far pesare, accanto alle questioni locali, due suoi cavalli di battaglia come l’ immigrazione e il ruolo dell’Italia in Europa».
E i suoi avversari di centrosinistra?
«Su quel terreno non si sentono altrettanto forti, dunque hanno cercato di evitare lo scontro sulla Gregoretti, anche a costo di trasmettere una certa sensazione di ambiguità».
Non sarà che il drone giudiziario oggi funziona meno di una volta?
«Elettoralmente non ha mai funzionato. L’attacco concentrico su un leader lo trasforma in vittima, gli sviluppa intorno una rete di solidarietà. In questi giorni si celebra il ventennale di Bettino Craxi e mi pare che il rimpianto prevalga. Idem Silvio Berlusconi: più veniva processato e più guadagnava in popolarità. Ciò vale pure per Salvini».
In che senso?
«Agli occhi di molti, Salvini aveva voluto esercitare una pressione nei confronti di Bruxelles per ottenere ascolto rispetto a un problema reale, cioè l’ immigrazione. E dalle rilevazioni emerge che gli italiani non vogliono abbandonare l’ Europa, però praticamente tutti reclamano un rapporto diverso con le istituzioni comunitarie. A cominciare dal presidente del Consiglio che non a caso, nell’ ultima foto di gruppo dei leader Ue, cerca un posto in prima fila senza trovarlo».
Sul piano del messaggio è più efficace la piazza leghista o quella delle Sardine?
«Le piazze in generale raccontano una voglia positiva di esserci e di partecipare.
Con una differenza: in Emilia Romagna il centrodestra ha già fatto strada. Alle scorse Europee aveva raggiunto globalmente il 44 per cento con l’ intera sinistra al 35. In più, la Lega sta provando a sfruttare i motivi di scontento e di insoddisfazione, che perfino in una Regione bene amministrata non mancano mai».
Invece le Sardine?
«Mostrano belle facce, pulite e sorridenti. Confermano che esiste un popolo di sinistra ancora in grado di mobilitarsi. Riempiono un vuoto. Però non sono, o non sono ancora, una forza politica strutturata».
E cosa cambia?
«Il difficile comincia proprio quando cominci a organizzarti e devi dare risposte su tanti temi che non puoi più scegliere a tuo piacimento. Si vedano i Cinque stelle, nati come lobby della gente, dal basso verso l’ alto, che una volta proiettati al governorischiano di essere vissuti come Casta se non danno seguito ai loro slogan»
Quanto pesa, in Emilia Romagna, l’ immagine di Stefano Bonaccini come bravo amministratore?
«Conta tanto la sua immagine e anche il rapporto positivo col territorio. Nello stesso tempo, però, incarna 50 anni di governi regionali sempre dello stesso colore; e ciò può diventare un handicap rispetto a quanti vogliono scalzare un sistema di potere da cui si sentono esclusi».