di Silvia Truzzi per Il FQ, 31-8-19
Provando a guardare lontano, oltre l’orizzonte di questi giorni di trattative e tessiture, cerchiamo di capire quale effetto avrà l’accordo di governo tra due forze che sembravano incompatibili per essersi giurate eterno odio e invece ora provano a costruire una piattaforma per governare insieme.
Abbiamo chiesto a Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica, quale sarà la reazione chimica sugli elettorati delle due parti in causa.
Capiranno? Si travaseranno?
“Non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che da un lato ci sia un partito strutturato e dall’altro non si sa bene chi: iscritti militanti o elettori? Credo che le forze politiche debbano riuscire a spiegare le ragioni delle loro azioni”, spiega il professore. “Può darsi che all’inizio di questo percorso i due elettorati avessero idee che poi hanno cambiato”.
Era l’unico modo per evitare che la destra vincesse.
Esatto. Un’alleanza per non dare il potere a un Salvini che si è dimostrato politicamente arrogante e istituzionalmente ignorante, quello che chiede la crisi quando è diventato dominus della coalizione di governo. Non dico uno stato di necessità, ma una risposta unanime a una domanda che suona così: ‘Vogliamo dare il Paese in mano a una persona di questo genere?’.
Il M5S ha pagato moltissimo, in termini di consenso, l’alleanza con la Lega: c’è il rischio che venga fagocitato dal Pd?
Il Movimento si deve domandare perché tutto ciò è successo: ha perso voti alleandosi con la Lega per condizioni meteorologiche avverse oppure perché alcune proposte politiche funzionavano male? Perché hanno scoperto che la Lega aveva, in Salvini, una superiore capacità di leadership, mentre Di Maio si è dimostrato inadeguato?
Non sono stati capaci di comunicare come avevano fatto fino a poco tempo fa, perché il loro grande comunicatore si era isolato. Infatti da quando Grillo è tornato, si cominciano a vedere i primi cambiamenti in termini di visibilità riconquistata.
E penso che riformulando la proposta politica possano anche riconquistare voti di elettori delusi. È una possibilità che può tradursi concretamente nel momento in cui si realizzeranno appieno alcune riforme, quando magari il Reddito di cittadinanza funzionerà davvero. Stando al governo ci sarà il tempo di ottenere i frutti di quelle riforme.
Sarà un accordo saldo di legislatura come vuole Mattarella o un accordicchio poco stabile?
Ma accordicchi e governicchi sono parti malati delle fantasie giornalistiche! I governi nascono su un compromesso, in cui le parti cercano di costruire un programma decente sul quale s’impegnano. Il capo dello Stato chiede un esecutivo che funzioni, cioè basato su una maggioranza politica e non una maggioranza numerica.
I consiglieri comunali M5S di Torino, contrari al Tav, ieri hanno dato una suggestione: nell’alleanza con il Pd, il Movimento dovrà contaminare il vecchio partito dem, dovrà essere una varicella verde. Si contamineranno davvero in quest’alleanza giallo-rosé?
Giallo-rosé mi pare una definizione azzeccata. Sul Tav c’è una decisione presa e sarebbe grave se la rimettesse in discussione. Si può provare a cambiare qualche cosa dei decreti Sicurezza, qualcosa sulle modalità di gestione degli sbarchi… ma il Tav no: è stato approvato dal Parlamento con una maggioranza schiacciante. Sono contrario, poi, all’uso della parola ‘contaminazione’.
Si confronteranno su certi temi, cercando di trovare soluzioni, nell’interesse del Paese, che non siano troppo distanti né dal Pd né dal M5s.
Non siamo di fronte a un’alleanza che si deve estendere per li rami ovunque, anche se in alcune realtà bisognerà che dialoghino: in Emilia Romagna se non vogliono che la Lega vinca le Regionali, dem e grillini si devono mettere d’accordo. Poi non corriamo troppo: se non funziona l’alleanza a livello nazionale è difficile che funzioni altrove.