di Gianluca Roselli per Il FQ, 2-8-19
Sarà un martedì di passione quello che si preannuncia in Parlamento in vista del voto sulle mozioni sull’Alta Velocità. Perché sull’argomento, nonostante quel che recita il contratto di governo, la maggioranza non c’è più e si preannuncia uno scontro tra No Tav e Sì Tav che potrebbe mettere a dura prova i gialloverdi.
A pochi giorni dalla svolta del premier Giuseppe Conte, che ha annunciato il proseguimento dei lavori, M5S e Lega restano su fronti opposti: pentastellati contro l’opera e leghisti, per una volta, al fianco del presidente del Consiglio.
Ma in queste ore a far tremare la maggioranza è soprattutto l’atteggiamento che terrà in Aula Forza Italia al momento del voto sulla mozione grillina.
Nel partito di Silvio Berlusconi, infatti, si sta valutando se dare una mano ai pentastellati per dare una spallata al governo. La mozione dei 5 Stelle anti-Tav, sulla carta, può contare su 107 voti. Con l’aggiunta di altri No Tav sparsi, da Leu a Tommaso Cerno del Pd, potrebbe arrivare a quota 115.
Lega e Pd, insieme, fanno 109 senatori. Numeri che stanno facendo tremare tutti in Parlamento: se la mozione grillina, dovesse passare, significherebbe l’apertura di una crisi di governo e un’autostrada verso le elezioni anticipate. Difficile, poi, che questo accada, perché in caso di rischio ai voti contrari alla mozione
No Tav si aggiungerebbero almeno quelli dei 18 senatori di Giorgia Meloni, raggiungendo così quota 127. Ma solo il fatto che se ne parli e che la conta si giochi sul filo del rasoio sta generando psicodrammi in tutte le forze politiche.
PER ORA nulla è stato deciso, anche perché non è chiaro quante mozioni verranno presentate.
Al momento si sa che ci sarà quella dei 5 Stelle contro, un’altra di Leu sempre per il No, poi quelle di Pd, Forza Italia e FdI a favore.
E la Lega? Ieri da Via Bellerio si è fatto trapelare che i senatori padani non presenteranno un testo, ma voteranno contro quello dei 5 Stelle e a favore di tutti quelli Sì Tav, compreso quello del Pd. “La mozione M5S contro la Tav?
L’ha detto anche il premier Conte che costa meno farla che non farla. Non so se vogliono sfiduciare il premier…”, ha detto ieri sera Matteo Salvini a SkyTg24, auspicando dunque un passo indietro di Luigi Di Maio. E si torna a Forza Italia, perché molto di quel che accadrà dipenderà dal partito azzurro.
La decisione sull’uscire o meno dall’Aula sarà presa da Silvio Berlusconi, che ieri si è ripreso il partito, facendo fuori Giovanni Toti e Mara Carfagna dalla stanza dei bottoni in vista del congresso. Con conseguente esplosione del malcontento interno, specialmente da parte dei peones che, in caso di elezioni ravvicinate (cui l’ex Cav è tornato a credere), sarebbero spacciati. E che quindi sono contrari alle spallate.
“Con un partito messo in questo stato è complicato elaborare tattiche e strategie. Quella sul Tav sarebbe una ghiotta occasione per dare un duro colpo al governo, ma dubito si metta in pratica”, racconta un deputato berlusconiano. Poi ci sono ragioni di coerenza politica. “Noi siamo sempre stati a favore della conclusione dell’opera, come potremmo ora favorire, anche solo uscendo dall’Aula, una mozione che vuole bloccare tutto?”, è il ragionamento che fanno in molti.
Se Forza Italia è spaccata, anche nel Pd non si dormono sonni tranquilli.
In primo luogo perché altri senatori potrebbero seguire Cerno con una scelta No Tav o comunque assentarsi al momento del voto. Poi perché votare insieme a Lega, FI e FdI rischia di mettere in serio imbarazzo il partito di Nicola Zingaretti. “Sul Torino Lione andiamo avanti senza tatticismo”, ha annunciato qualche giorno fa Graziano Delrio.
Dimenticandosi, però, che molti elettori dem sono contro il Torino Lione, come ha dimostrato un sondaggio commissionato tempo fa dal segretario. Insomma, un caos. E qualcuno nemmeno esclude che alla fine M5S e Lega possano trovare un accordo in extremis per non accoltellarsi a vicenda. Chissà…