di Daniela Ranieri, Il FQ, 19-6-19
“Ma quelli del Pd, intendiamo i pezzi grossi, hanno ancora uno spin doctor?
E se sì, chi è il criminale che lunedì sera ha mandato Ettore Rosato allo sbaraglio a Otto e mezzo, con l’unica indicazione di ostentare una faccia di bronzo e buttarla in caciara in modo da fare innervosire tutti i convenuti, da Cacciari ai cameramen fino al ragazzo che aggiusta il distributore del caffè, così da far dimenticare il principale motivo per cui era stato invitato?
Il tema della puntata era ovviamente il caso Lotti.
Alla prima domanda di Lilli Gruber (“C’è, nel Pd, imbarazzo per la condotta di Lotti?”), Rosato sfodera quel sorriso che milioni di esseri umani nella Storia hanno visto affiorare sulla faccia dei potenti, quel ghigno che comunica in un millisecondo il totale senso di impunità, la sprezzatura non certo aristocratica, piuttosto burocratica, di chi si sente protetto dalla sua funzione, non necessariamente prestigiosa (l’ostentano pure gli uscieri di Kafka, per dire).
Poi Rosato segue un copione in tre atti:
1) Così fan tutti: “Incontrarsi per discutere le nomine accade da 70 anni”, ergo “occorre una riforma del Csm”.
2) Spostare su Zingaretti: “Non trovo in lui la capacità di fare leadership” .
3) Spostare sui giornalisti: “Voi vi siete persi la cultura del dibattito interno.
“Vi siete salvinizzati”.
Tralasciando l’ultimo punto, che caverebbe anche ai più miti le botte dalle mani (Rosato era tra quelli che applaudivano il Rambetto toscano quando minacciava di usare il lanciafiamme contro “il dibattito interno”), i primi due, la surreale sfrontatezza dei primi due nel momento in cui una delle facce più rappresentative del renzismo viene beccato a decidersi le nomine delle Procure che indagano su di lui, sono la Tac, anzi l’autopsia, di questo partito di piccoli uscieri arroganti.
Se Bruno Vespa volesse dedicare una puntata all’efferato massacro del Pd, dovrebbe invitare Rosato e metterlo al posto del plastico della casa di Cogne..”