Marco Antonellis per Dagospia
Eppur si muove direbbe Galileo Galilei. Che infatti qualcosa si stia muovendo anche dalle parti di Nicola Zingaretti in direzione 5Stelle è ormai certo, ma non per dare ragione all’arcinemico Matteo Renzi che sogna di sfilargli i parlamentari con la “scusa” del governo istituzionale per poi farne la base per il suo futuro partitino (molto “ino” tanto che dopo le Dagoanticipazioni di ieri sul potenziale elettorale della “cosa renziana” – per la Ghisleri vale solo il 3%- in molti ci starebbero ripensando).
Però al Nazareno “si cominciano a fare dei ragionamenti concreti su eventuali accordi con i 5Stelle” spiegano dall’entourage del Presidente della Regione Lazio.
“Ad esempio, se fossero disposti a mollare Giggino Di Maio al proprio destino, l’uomo del contratto con Matteo Salvini, sarebbe tutto più facile e si potrebbe seriamente discutere di un governo di legislatura”.
Già, perchè tra le precondizioni per il dialogo (e per l’eventuale accordo) in casa Pd si ritiene fondamentale la “piena assunzione di responsabilità da parte del M5S a cominciare proprio da Luigi Di Maio”.
Che tradotto dal politichese significa nuovi ministri e nuova leadership pentastellata per un nuovo governo con il PD. Questi i ragionamenti che si fanno al Nazareno poi “certo ci rimetteremo alla volontà del Capo dello Stato” il refrain.
La base di lavoro sulla quale si sta ragionando in queste ore (nel pacchetto dovrebbe rientrare anche la scelta del prossimo Capo dello Stato; in zona Pd sono in molti ad ambire a quella poltrona…) è quella di un accordo che insieme alla legge di bilancio preveda le riforme costituzionali (taglio dei parlamentari e riforma della legge elettorale) ma anche il dossier europeo con la scelta del nuovo commissario e, come dicevamo, il rinnovo totale della squadra dei ministri: “Chi è stato al governo con Salvini non può stare al governo con noi” ripetono dal Pd.
Insomma, tra Pd e 5Stelle i lavori sono in corso sull’asse Grillo-Zingaretti e Fico-Franceschini ma potrà decollare ufficialmente soltanto dopo il via libera del Capo dello Stato.
A proposito di Mattarella: ieri Matteo Salvini ha detto di averlo incontrato ma non ha detto quando. Ve lo diciamo noi: circa due settimane fa. Ovvero quando si avvicinava il voto sulla Tav e si cominciava a sentire l’odore della crisi.
Chissà, forse era per questo che il Capitano leghista era assolutamente convinto che consumando lo “strappo” si sarebbe andati al voto presto.