Cosa ha vinto, chi ha vinto.
Cosa ha perso, chi ha perso.
Hanno vinto le condizioni di vita delle persone. Attraverso il voto hanno parlato milioni di persone, quelle che al Sud non ce la fanno, quelle che al Nord hanno paura .
Il voto ha tolto il coperchio a una pentola in ebollizione, un urlo chiaro, inequivocabile. Disperazione e paura hanno vinto.
Ha vinto chi a saputo dare voce a tutto questo, chi se ne è fatto interprete, esaltando, raccogliendo, ascoltando. Chi vi ha aderito, cavalcando, assecondando. Lega e M5S.
Come governare disperazione e paura è tutto da vedere, da scoprire.
Ha perso il racconto di una crescita esangue, un riformismo omologato al sistema.
Ha perso l’ autoreferenzialità, le onnipotenze, l’autocelebrazione. Ha perso la cecità politica, l’arroganza, l’agio del potere.
Ha perso chi ha esaltato se stesso, chi ha spodestato storie, omesso problemi, beandosi di presunte felicità collettive, conquiste inconsistenti. Chi ha ignorato i segnali, chi si è blindato e chi pensava di blindarsi ancora.
La sinistra non ha scuse. Dobbiamo essere impietosi con noi stessi, inflessibili, l’analisi deve essere profonda come lo è la nostra sconfitta.
Pratiche, metodi, gruppi dirigenti, tutto va rivisto e reinventato.
Nessuno si senta al riparo, per ripartire con il piede giusto e il passo giusto. Perché ripartire è indispensabile, ma senza ipocrisie.
Il mondo non è migliore senza di noi, ma per migliorare il mondo ci vuole una sinistra all’altezza .
Questo è l’impegno che ci attende.