Stralcio di un articolo di Luca De Carolis per Il FQ, 5-3-19
“(…)…ieri il capo politico del Movimento cala l’offerta a Zingaretti: “Gli do il mio in bocca al lupo. Il M5S fra pochi giorni porta in Parlamento una misura che introduce ed estende il salario minimo a tutte le categorie di lavoratori. Una battaglia di tutti, e mi auguro di vedere un’ampia convergenza parlamentare, a partire proprio da Zingaretti”.
(…)
Quindi è una mossa pianificata: ma non con Roberto Fico, il presidente della Camera con il cuore a sinistra, che domenica aveva formulato gli auguri “di buon lavoro” a Zingaretti su Twitter (beccandosi una robusta dose di insulti sotto il tweet).
“Luigi ha deciso da solo” assicurano.
Però l’apertura al dialogo parlamentare con i dem è anche un segnale a Fico, che vive come un enorme peso l’accordo di governo tra Movimento e Lega.
Un motivo in più per esortare alla collaborazione il segretario dem: proprio nel giorno in cui il governatore del Lazio e il vicepremier sono entrambi a Torino, ma con intenti opposti, visto che Zingaretti scandisce il suo sostegno al Tav.
E ovviamente lo fa anche per ricordare che quella tratta è la grana delle grane per il governo gialloverde.
Ma Di Maio schiva, non incrocia la lama.
E aspetta che a rispondergli stizziti siano due renziani, come Debora Serracchiani e soprattutto il capogruppo in Senato, Andrea Marcucci: “Di Maio è sempre sbadato, è il M5S che se vuole, potrà votare il disegno di legge sul salario minimo che a ha presentato il nostro collega Mauro Laus”.
E per i 5Stelle è un favore, tanto che Patuanelli replica subito: “Negli anni in cui siete stati al governo non avete fatto nulla sul tema”.
Sillabe per rimarcare la differenza con i primi avversari, i renziani.
Invece il nuovo segretario del Pd, quello che ha promesso discontinuità massima con il fu rottamatore, è un oggetto non ancora identificato per i vertici a 5Stelle, che nei discorsi riservati si chiedono se da qui a un futuro medio termine possa essere un interlocutore.
E nell’attesa provano a snidarlo sui temi, “quelli di sinistra”.
E non è un caso che lo facciano alla vigilia del vertice sulla Torino-Lione, perché l’apertura sul salario minimo serve anche a ricordare a Salvini che non è l’unico a poter parlare con un altro “forno”.
Ovvero, se il leghista può tornare nel centrodestra per ogni elezione amministrativa, anche il Movimento può guardare altrove.
Ma per fare cosa?
“I gruppi parlamentari li ha costruiti Renzi, quello è innega bile ” ammette un maggiorente.
Come a dire che una nuova maggioranza in Parlamento non sarebbe neanche teoricamente possibile. E d’altronde Zingaretti non è certo inesperto.
E da veterano in serata ributta la palla nel campo dei 5Stelle: “I processi politici non si fanno con le furbizie”.
Come a dire che il giovane Di Maio non deve provare a sfidarlo sulla tattica.
E che serve tempo, tanto, per pensare a un cambio di scenario.
PERÒ IL LEADER del M5S vorrebbe comunque giocare di politica.
Rimettendo il M5S al centro, meno schiacciato sulla Lega e più dialogante con i dem, “perché in fondo un Pd più forte ci potrebbe essere perfino utile, ricreando una vera dinamica tra tre poli”.
Con il Movimento in mezzo, nella speranza di condizionare gli altri.
E nell’attesa il capo politico ha preso altro tempo sulla riorganizzazione interna.
La prima consultazione degli iscritti sulla piattaforma web Rousseau sarebbe dovuta partire ieri.
Ma ci vorrà qualche giorno in più.
“Luigi vuole muoversi con cautela, i gruppi sono nervosi” sussurrano.
Insomma rivoluzione sì, ma con i suoi tempi.
E possibilmente senza strappi, ossia senza una nuova struttura fatta solo di dimaiani.
Perché nel M5S gli equilibri contano.
Come le sfumature, nei comunicati.”