Di Battista: “Il Movimento 5 Stelle ha oggi un potere contrattuale immenso. Tutti ci cercano.
di Tommaso Rodano per il FQ, 24-8-19
Sarà pure vero, come dicono i Cinque Stelle, che non c’è “nessun altro tavolo aperto”oltre alla trattativa con il Pd.
Ma sotto la cenere depositata nelle ultime settimane, nel “secondo forno” dei grillini con la Lega c’è ancora un sottile strato di brace che arde.
Forse è la nostalgia canaglia del governo del cambiamento, oppure le difficoltà oggettive a far coppia con il “partito di Bibbiano”, ma tra gli ex amanti che si sono lasciati rovinosamente sotto Ferragosto i telefoni sono caldi e i sentimenti, in fondo, vivi.
IL DISCORSO vale soprattutto per i leghisti.
Matteo Salvini per i suoi vecchi alleati ormai si è fatto esplicitamente zerbino. Non si è vergognato di mostrarlo nemmeno ieri, in diretta Facebook dal Viminale: “Le vie del Signore e della Lega sono infinite – ha ribadito col consueto afflato evangelico – e sono disposto a tutto pur di non rivedere Renzi e Boschi al governo”.
Quel “tutto”, secondo i retroscenisti, è la poltrona principale di Palazzo Chigi: pur di restare in sella e di conservare il ministero degli Interni, Salvini sarebbe disposto a lasciare a Di Maio la carica di premier. Le attenzioni del “Capitano”, in questo senso, sono pressanti.
A cercare un contatto con le ambascerie dell’altro vicepremier grillino sarebbe stata una figura di spicco dello staff di Salvini: “Abbiamo capito di aver fatto un errore – il senso del messaggio – e il nostro mondo sta reagendo male alla nostra rottura. Parliamoci”.
Persino Giancarlo Giorgetti, che voleva staccare la spina al governo in tempi non sospetti, ha regalato una risposta allusiva al giornalista che gli chiedeva se ci fossero ancora spiragli per un riappacificamento: “Dico soltanto una cosa, molto onestamente io ho sentito i 10 punti di Di Maio e sono quasi tutti o tutti parte integrante del contratto con la Lega: cosa voglia dire questo non lo so, ma è un dato di fatto”.
L’ATTUALE stato di sospensione produce anche aneddoti piuttosto comici, come quello di cui è protagonista Paolo Becchi, un tempo considerato l’ideologo dei Cinque Stelle, oggi tra i più scalmanati sostenitori della pace con la Lega.
Becchi ha lanciato su twitter l’hashtag #nuovogoverno gialloverde, che malgrado la lunghezza e l’oggettiva illeggibilità è entrato per qualche ora tra gli argomenti di tendenza.
Rinfrancato da questa impresa, si è messo in testa un’idea geniale e ha mandato un messaggio a Salvini e uno a Di Maio: “Luigi ti vuole parlare” e “Matteo ti vuole parlare”.
La prodezza è riuscita a metà: Salvini ha cercato di contattare Di Maio su whatsapp, il grillino – a quanto si apprende – non gli ha risposto.
Si rispondono e si parlano, invece, i tanto declamati “pontieri” posizionati su entrambi i lati della barricata, che da giorni provano a mantenere in vita il dialogo. Sono per lo più parlamentari semplici, ma c’è anche qualche esponente di governo.
Come non smette di raccontare il leghista pontino Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, “per 11 mesi, fino alle Europee, questo governo ha lavorato tanto e bene, non dobbiamo dimenticarlo”.
E poi si sono cementati “rapporti di amicizia e affetto” che vanno al di là anche del colore politico, “come quelli con Laura (Castelli, ndr) e Buffagni”, altro sotto segretario, molto in vista tra i grillini “dialoganti”.
Tutto questo calore umano, diciamo, speso per ammorbidire gli ex alleati, alla fine rischia di risultare inutile e un po’ umiliante, ma qualche effetto potrebbe anche produrlo.
COLPISCONO, al riguardo, le parole di Alessandro Di Battista, uno dei più inflessibili contestatori di Salvini e del Carroccio: “Ho visto nuove aperture della Lega al Movimento – ha scritto su Facebook – e mi sembra una buona cosa. Soprattutto perché non mi dispiacerebbe un presidente del Consiglio del Movimento 5 Stelle. Ho visto inoltre porte spalancate da parte del Pd. Zingaretti fa la parte di chi pone veti e condizioni ma in realtà ha il terrore che Renzi spacchi il Pd”.
Nel Movimento non tutti hanno apprezzato l’uscita dell’ex deputato romano. Anche se alla fine è soprattutto tattica: due forni is megl che uan, come diceva una vecchia pubblicità.
E come spiega Di Battista: “Il Movimento 5 Stelle ha oggi un potere contrattuale immenso. Tutti ci cercano. Un potere del genere è essenziale sfruttarlo nell’esclusivo interesse dei cittadini. Alziamo enormemente la posta sulle nostre idee e proposte”.
Col rischio, magari calcolato, di far spezzare la corda.