di Massimo Smeriglio, Deputato europeo eletto come indipendente nella lista del Pd, per Il FQ, 30-7-19
Dopo il Sì alla Tav e il “mandato zero” cosa altro deve accadere per scuotere i 5 Stelle?
Dimenticati l’acqua pubblica, i beni comuni, la partecipazione, la legalità, il No alle opere di dubbia utilità, cosa resta del movimento che aveva scosso il sistema politico italiano e che ha dimezzato il consenso in un solo anno?
Restano le poltrone, le porcate alla Bibbiano, resta una leadership e una linea politica che sta consegnando il Paese alla estrema destra di Salvini.
Una destra cosiddetta sovranista, a tratti eversiva, che baratta l’interesse nazionale con rapporti opachi con la Russia di Putin.
SI PUÒ INVERTIRE la tendenza, assumendosi la responsabilità di staccare la spina a un governo fatto di molte chiacchiere e poca attenzione alle fatiche degli italiani. Si può far cadere il governo, con una svolta di linea politica, portare la crisi in parlamento e aprire una discussione a tutto campo.
Serve uno shock, una mossa del cavallo, non serve l’arrocco.
E questa necessità accomuna tanto i 5 Stelle quanto il campo progressista. L’unità del proprio campo è un valore, ma non può essere un valore a danno del Paese. I democratici devono sconfiggere i fantasmi che li tengono bloccati in un incastro senza possibilità di riuscita.
Ho grande rispetto per lo sforzo intrapreso dal nuovo Pd. Bisogna muoversi e giocare la partita. Bisogna indurre le scelte degli altri, esercitare egemonia. Riprendere la strada delle primarie, la spinta di una “Piazza grande”, innovativa, civica, ecologista, femminista, capace di immaginare nuove possibilità per il Paese.
L’ossessione velleitaria per l’autosufficienza farebbe inorridire i padri costituenti, gli stessi che non esitarono ad allearsi con Badoglio di fronte alla necessità storica. L’Italia è una repubblica parlamentare, la crisi va portata in parlamento, lì si verificheranno le posizioni di ogni forza politica.
A quel punto potrà mettersi in moto una sorta di disgelo tra 5Stelle e campo progressista. Sarebbe una buona semina. La penso come il sindaco Sala, non si tratta di far nascere governi rabberciati nel palazzo, ma di preparare al meglio le prossime elezioni.
Verificando ipotesi di dialogo post-elettorale tra la coalizione civico progressista e Movimento 5Stelle su punti di tenuta repubblicana capaci di mandare sotto Salvini.
A Bruxelles i 5Stelle hanno votato Sassoli e, soprattutto, votando la presidenza Von der Leyen, hanno deciso da che parte stare.
Un fatto nuovo, politicamente rilevante, che può alludere a un patto contro le forze autoritarie.
La sfida è un mutamento radicale del continente, superando le politiche di austerità che hanno gonfiato le vele dei sovranisti e dei razzisti. Urge un accordo sul comune destino europeo e politiche di cambiamento su giustizia sociale, clima, salario minimo e accoglienza capaci di sottrare i popoli dalle grinfie sovraniste.
LA DESTRA POSSIEDE una ideologia forte fondata sul capro espiatorio, il capo che ha sempre ragione e una pulsione post-democratica evidente. Un governo Salvini-Meloni sarebbe una tragedia per il Paese, lavorerebbe a creare fratture, alimentando una guerra civile figurata con il controllo di tv generalista e social.
Vanno fermati prima che ogni singolo pozzo del Paese venga avvelenato.
Esistono persone, esperienze, intellettualità pronte a battersi. Ma se, nelle urne, nascerà il governo Salvini, i presidi democratici verranno umiliati.
Bisogna saperlo.
Può darsi che i sovranisti saranno fermati dal mercato, dalla dimensione globale degli scambi e delle interconnessioni. Può darsi. In ogni caso i democratici devono assumersi responsabilità adeguate al tornante storico che stiamo attraversando. E lo devono fare aprendo porte e finestre, senza paura.
Ma il primo passo verso una Italia diversa spetta al Movimento 5 Stelle.
Prima che sia troppo tardi.