AMMESSO, e non di certo concesso, che il problema di Ilva sia il cosiddetto “scudo penale”, le cose sono andate così:
lo inserì in uno dei mille decreti “Salva Ilva”nel 2015 il governo Renzi;
lo abolì almeno per ArcelorMittal il governo gialloverde (M5S-Lega) in primavera;
a settembre il governo giallorosa provò a reinserire uno scudo penale meno esteso del precedente, ma quell’articolo fu cassato dal cosiddetto “decreto Imprese” grazie alla “ribellione” di alcuni senatori grillini eletti in Puglia (l’emendamento soppressivo passò coi voti di M5S, Pd, Leu e Italia Viva).
Riassumendo:
Salvini e soci hanno scritto e votato la legge in vigore, quella che ArcelorMittal oggi usa come scusa per lasciare l’Ilva;
Renzi e i suoi hanno votato per non correggerla neanche un mese fa.
Bizzarro che ieri fossero proprio i due Matteo a dare lezioni in giro:
Renzi, facendo finta di essere opposizione, fa chiedere ai suoi parlamentari la convocazione in Parlamento del governo e incolpa “l’esecutivo Lega-5Stelle”;
Salvini promette sfracelli e ritiene addirittura che “se questo governo di incapaci” farà “saltare posti di lavoro, allora si deve dimettere”.