di Tommaso Rodano per Il FQ, 25-02-20
I giorni del Coronavirus sono una ballata per piccole iene: musica per sciacalli.
Ci sono quelli da appartamento, che organizzano truffe agli anziani: entrano nelle case fingendosi operatori della Croce Rossa, della Asl o della Protezione Civile, con la scusa di dover effettuare il test del tampone. E invece rubano.
Episodi del genere si sono verificati nel milanese, a Bergamo e Mantova.
POI CI SONO gli sciacalli più sofisticati, in giacca e cravatta. Abbondano nelle redazioni dei giornali di destra: hanno individuato il focolaio del virus a Palazzo Chigi.
La Verità di Maurizio Belpietro apre con un titolo a tutta pagina: “Incapaci al governo”. Catenaccio: “Conte e compagni hanno affrontato l’emergenza con un pressappochismo sconcertante (…) Appena finisce l’allarme è necessario mandarli a casa”.
Libero di Vittorio Feltri, salviniano fino al midollo, tiene insieme due fatti che non hanno alcuna relazione: “Accogliamo tutti, anche il virus”. E cioè: “Decine di migliaia di italiani in quarantena, però si spalancano i porti per 274 migranti. La sinistra esulta: ‘Sono sani’. Noi siamo già contagiati”.
Che c’azzeccano col virus i profughi africani? Boh. Nel suo articolo Renato “Betulla”Farina si fa carico di trovare un senso impossibile. È una questione filosofica: “Il governo manda agli italiani, per puri motivi ideologici, un segnale di incoerenza mortifera”.
Poi c’è Il Tempo di Franco Bechis. Anche qui una prima pagina votata alla sobrietà: “Conte si vanta dell’Italia infetta”. Sotto al titolo, tre sentenze piene di buon senso: “Nel terzo Paese al mondo per Coronavirus abbiamo la faccia di esultare”; “L’esecutivo ha navigato a vista e preso decisioni senza senso. Che ora diventano meriti”;“Siamo il terrore del continente (!). L’Austria ferma i treni al confine, in Romania scatta la quarantena”.
A ben vedere i giornalisti di destra sono riusciti a fare peggio dei politici di riferimento: Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi hanno tenuto un profilo basso e si sono risparmiati gli attacchi al governo.
Tranne, ovviamente, Matteo Salvini: non avremmo riconosciuto “il capitano”, se non avesse cavalcato l’emergenza sanitaria dal primo minuto. Ieri – dopo aver preteso dimissioni di massa nel governo – ha portato il dibattito su questi livelli: “Mi chiede se in Italia bisogna sempre aspettare il morto… Qualcuno che evidentemente doveva controllare, non lo ha fatto…”.
IL COLMO è che domenica sera, mentre chiedeva la cacciata di Conte, Salvini era corso a Genova per una cena-evento con 1.500 tra militanti e amministratori, tra cui il presidente regionale Giovanni Toti.
Mentre la Regione Liguria disponeva un’ordinanza per impedire manifestazioni e appuntamenti sportivi, al fine di evitare assembramenti di persone, i suoi vertici politici erano da Salvini, che ne ha riunite 1.500 in un padiglione della Fiera di Genova per finanziare la Lega (per sedersi al tavolo bisognava versare un obolo di 80 euro).
E attenzione anche ad altri sciacalli: