di Laura Margottini per Il FQ, 17-03-20
È un cauto ottimismo quello che viene dal farmaco Tocilizumab che dal 7 marzo è stato somministrato ai primi pazienti Covid con sintomi respiratori gravi all’ospedale Cotugno di Napoli.
“Di 7 intubati, 5 hanno avuto un miglioramento importante dei parametri di funzionalità respiratoria” spiega al Fatto Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto tumori Pascale di Napoli.
“Uno è ancora stazionario e un altro è deceduto per progressione del distress respiratorio”. ALTRI 4pazienti critici trattati (ma non in terapia intensiva) sono migliorati e uno non è più sottoposto a ossigenoterapia a intermittenza. Su 16 trattati con Tocilizumab dal 14 marzo, riporta invece l’Asl di Latina, 11 hanno mostrato miglioramento dopo sole 48 ore. “Bisogna confermare il risultato nei prossimi giorni,” fa sapere la Asl.
Il Tocilizumab è commercializzato dalla Roche (secondo cui gli ospedali l’ hanno già richiesto per mille pazienti) per modulare le reazioni eccessive del sistema immunitario nell’artrite reumatoide.
In oncologia è utilizzato in off label (cioè in patologie diverse da quelle per cui è stato originariamente autorizzato) per contrastare gli effetti collaterali di una terapia oncologica di nuova generazione costituita da cellule geneticamente modificate , le Car T, che sebbene ritenute efficaci nelle leucemie, in molti casi scatenano un’eccessiva reazione del sistema immunitario dando luogo a una tempesta a di proteine che causa iper infiammazione al polmone proprio come nel Covid.
Per contrastarla, si usa il Tocilizumab e i primi a sperimentarlo sono stati i medici cinesi su 21 pazienti in terapia intensiva in grave crisi respiratoria. Da quei dati, gli oncologi del Pascale hanno aperto la via sui pazienti italiani a cui si sono aggiunti anche gli altri ospedali d’Italia, pure su pazienti non ancora intubati. I dati, però, sono per adesso ora aneddotici e a rischio “far west”: pochi pazienti, nessuno studio clinico e approcci diversi.
L’AGENZ IA nazionale del farmaco (Aifa) li sta esaminando sia per fornire linee guida omogenee e garantire ai pazienti Covid il migliore approccio terapeutico, sia per autorizzare il primo vero studio clinico rigoroso sulla reale efficacia del Tocilizumab. A sentire Franco Locatelli (ematologo e direttore del Consiglio superiore di Sanità) sembrerebbe che di queste regole ci sia un bisogno urgente tanto quanto di una cura.
“Bisogna adottare un metodo di lavoro degno della grande tradizione medico scientifica di questo paese”ha detto ieri, aggiungendo che c’è la massima necessità di studi condotti rigorosamente per provare l’efficacia clinica di terapie antivirali (per cui Aifa ha già autorizzato uno studio clinico con il Remdesivir, testato in vitro contro Ebola, ndr) e di farmaci per ridurre l’iper infiammazione (cioè il Tocilizumab, ndr).
Ricordando che se questo è il tempo dell’emergenza, è anche quello “del massimo rigore negli approcci terapeutici che possono essere promettenti, ma la cui efficacia deve essere comprovata”.
Sebbene Aifa non abbia ancora autorizzato lo studio clinico con Tocilizumab, infatti, il gruppo del Pascale di Napoli ha rilasciato dichiarazioni eccessivamente entusiastiche arrivando a dire che Aifa avrebbe autorizzato la sperimentazione con Tocilizumab su 250 pazienti Covid, salvo poi smentire un momento dopo.