Ricognizioni “a vista” con i tecnici ingabbiati dentro cestelli di acciaio e sollevati a decine di metri di altezza, e poi un metodo meccanico, ovvero martellare il calcestruzzo per saggiarne la consistenza.
Dal 1967 ad oggi sono state queste le procedure di monitoraggio degli stralli di ponte Morandi, i tiranti di cemento con all’ interno barre di acciaio, che secondo i consulenti della procura e i membri della commissione ministeriale dei Trasporti e delle Infrastrutture sono i principali “indiziati” per il crollo del viadotto.
Anche se viviamo nell’ era della tecnologia applicata a tutti i campi del sapere, verificare lo stato degli stralli inventati dall’ ingegner Morandi riporta all’ epoca ottocentesca delle costruzioni.
Dal Politecnico spiegano: «Per gli stralli del viadotto Polcevera – che sono rivestiti da una trave in calcestruzzo armato pre-compresso – il controllo di routine è l’ ispezione visiva ( per valutare la presenza di fessure). Il controllo con martello strumentato viene invece eseguito su stralli più convenzionali in acciaio. In passato, sugli elementi metallici interni del viadotto Polcevera venivano anche eseguiti dei controlli cosiddetti riflettometrici ( prove con correnti elettriche, ndr) ».
L’ ultima verifica con la corrente risale al febbraio 2017. […]