Stralcio di un articolo di Luana De Micco per Il FQ, 18-3-19
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Lo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica oggi riguarda raccapriccianti storie di pedofilia. Tutti i media parlano di casi come quello del cardinale Barbarin di Lione, condannato per aver coperto gli abusi pedofili di un prete per anni e che oggi è in Vaticano a rimettere le dimissioni al Papa.
Non è così per le violenze subite dalle suore.
Le inchieste giornalistiche ci sono, ma se ne parla poco: “Non c’è abbastanza copertura mediatica, né opinione pubblica ed è tutto da costruire”, dice Christian Terras, direttore della rivista cattolica Golias.
Il bilancio del documentario è agghiacciante.
Da decenni religiose di tutto il mondo subiscono abusi sistematici da parte di preti che approfittano del loro potere.
Le suore si chiudono nel silenzio, vittime anche della paura di denunciare e della complicità delle gerarchie.
Alcune restano incinte e sono obbligate a abortire in segreto, certe volte a gravidanza avanzata, o a “offrire il loro bambino a Dio”, cioè a darlo in affidamento.
In più subiscono il disprezzo delle superiore e delle famiglie.
I PRETI predatori, nella maggior parte dei casi restano impuniti o, se denunciati, vengono giudicati da tribunali interni e al massimo trasferiti.
Un’altra ex religiosa francese, Michèle-France, che a 26 anni, negli anni 70, era suora nel convento delle Carmelitane di Boulogne-Billancourt, racconta gli abusi subiti da padre Marie-Dominique.
Un prete che aveva la “reputazione di un sant’uomo ” e che invece cominciò a approfittare di lei nel silenzio del confessionale: “Diceva di essere il piccolo strumento di Gesù”.
Raggiunta la comunità “L’Arche ”, a Trosly-Breuil, Michèle-France fu abusata anche da padre Thomas, il responsabile: “Cominciai anche con lui a praticare la fellatio come con Padre Marie-Dominique. Per me era come un esercizio di penitenza”.
Questi casi sono noti in Vaticano.
Padre Thomas era stato convocato a Roma già negli anni 50 e sanzionato, ma aveva continuato ad abusare delle suore fino alla sua morte, nel 1993.
Solo più di dieci anni dopo Michèle-France e le altre vittime hanno avuto il coraggio di denunciare il prete predatore e solo nel 2017 hanno ottenuto una “messa di riparazione”.
Padre Marie-Dominique morì nel 2006, ma solo 10 anni dopo la Santa Sede ha riconosciuto gli abusi portati avanti da lui e dai suoi discepoli della comunità spirituale di Saint-Jean, di cui era il fondatore (congregazione poi sciolta).
Gli autori del documentario denunciano la “cultura dell’impunità ” di cui, in un’intervista al settimanale Telerama , accusano soprattutto il pontificato di Giovanni Paolo II: un periodo i cui “la Chiesa perdeva terreno” e la comunità di Saint-Jean rappresentava “un vivaio di 500 preti”.
Al giornale francese, Eric Quintin ha spiegato: “L’inchiesta è nata quando abbiamo scoperto che una risoluzione del Parlamento europeo del 2001, invitava il Vaticano a reagire alla pubblicazione, sul giornale statunitense National Catholic Reporter, di due rapporti sugli abusi sessuali di cui sono vittime le religiose.
Si trattava di inchieste molto documentate portate avanti da due suore, Marie McDonald e Maura O’Donohue, negli anni 90, in 23 paesi e trasmesse al Vaticano. Un grido di allarme rimasto senza risposta”.
La risoluzione non ha avuto seguito.
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Nel suo rapporto del 1998, Marie McDonald, missionaria in Africa, aveva allertato sul ricorso all’aborto: “Quando una suora resta incinta, il prete responsabile insiste per farla abortire”.
Constance, ex missionaria in un paese d’Africa occidentale, che testimonia di spalle, il volto rivolto verso il mare, ha contato intorno a lei almeno una trentina di suore costrette a abortire.
Anche lei è stata abusata, dal suo “padre spirituale europeo”:“Diceva che aiutava tante suore, tutte giovani e novizie. Le superiore si mettevano d’accordo con i preti, consegnavano loro le sorelle e in cambio ricevevano dei soldi. Io la chiamo prostituzione”.
Ludovic Lado, prete gesuita e professore di scienze sociali in Camerun, denuncia da tempo quelle che definisce le “derive mafiose del clero africano”.
“La precarietà economica rende le religiose vulnerabili. Ma mentre la Chiesa cattolica condanna l’aborto – ha detto ad Arte – il fatto che una congregazione costringa una suora ad abortire per me è un’abominazione”.