di Stefano Feltri per Il FQ, 3-6-19
Usrula von der Leyen
Asili nido e spese militari: la vera erede della Merkel alla guida dell’Ue
Di lei tutti notano i capelli, sempre inappuntabili e fuori moda, ma se Ursula von der Leyen fosse un uomo l’attenzione sarebbe per il suo curriculum.
La nuova presidente delle Commissione europea, 60 anni, tedesca, è la ministra della Difesa in servizio da più tempo al mondo e l’unica a essere rimasta sempre al governo con Angela Merkel dal primo mandato della cancelliera nel 2005.
Sessant’anni, figlia di un funzionario europeo e politico tedesco, Ernst Albrecht, Ursula studia un po’ di Economia, si laurea in Medicina, esercita come ginecologa, poi si sposa bene nel 1986 con Heiko von der Leyen, ricchissimo imprenditore della seta dal quale ha ben sette figli.
È anche con queste credenziali personali che nel 2005 diventa ministro della Famiglia: la sua appartenenza sociale e la prole numerosa rassicurano l’elettorato più conservatore della Cdu cui la Von der Leyen riesce a far digerire varie riforme progressiste, come quella sul diritto al posto negli asili nido o quella dei congedi parentali per i padri.
Tra 2009 e 2013 passa al ministero del Lavoro e spinge anche il governo verso il centro, si batte perché i lavoratori stranieri in Germania abbiano lo stesso trattamento economico dei tedeschi, non riesce a introdurre una legge per le quote rosa nei consigli di amministrazione.
È da ministro della Difesa che si fa una reputazione internazionale: il suo compito storico è invertire definitivamente la tradizione pacifista e neutralista della Germania post-bellica.
Anche se Donald Trump le contesta di avere spese militari ancora ben al di sotto della soglia Nato del 2 per cento del Pil, Ursula avvia investimenti che porteranno nel 2024 a un aumento dell’80 per cento rispetto al livello 2014.
Tra i progetti di cui è più orgogliosa c’è l’assetto di cyber security della Germania che non ha eguali: 15.000 persone che vigilano e rispondono agli attacchi costanti dalla Cina, dalla Russia, dal crimine organizzato.
Ha anche fondato una apposita università per formare le competenze richieste. In patria la Merkel le ha preferito Annegrette Kramp-Karrenbauer come erede (presidente della Cdu).
Scelta di cui pare essersi già pentita. Ma in Europa la fiaccola dell’europeismo iperprudente e pragmatico della cancelliera passa a Ursula von der Leyen.
Christine Lagarde
Al posto di Draghi, l’avvocato d’affari che ha gestito con lui la crisi dal Fmi
Paradossi della storia: le teorie del complotto dicevano che lo scandalo sessuale contro Dominique Strauss-Khan nel 2011 era stato montato per cacciarlo dalla guida del Fondo monetario internazionale così da farci arrivare la ben più dura e conservatrice Christine Lagarde.
Oggi viene salutata come l’erede più adatta a prendere il posto di Mario Draghi alla presidenza della Bce proprio per difendere un’eredità di politiche monetarie straordinarie e flessibili che hanno permesso di salvare l’euro e che mai sono piaciute agli oltranzisti dell’austerità.
A 63 anni, oggi la Lagarde è un simbolo delle battaglie per la parità di genere tra le economiste e nel mondo della finanza, da francese alla guida di un’istitu – zione basata a Washington viene considerata la più adatta a parlare non soltanto ai mercati ma anche a Donald Trump che, come si è visto in questi giorni, ha un approccio muscolare anche coi banchieri centrali degli altri Paesi.
In un’intervista a Elle in aprile, che è stata letta come una mossa di posizionamento proprio nella corsa alla Bce (o alla Commissione), la Lagarde ha spiegato che non mangia carne da quarant’anni, beve poco e ha una felice vita di coppia, anche se transatlantica, “a 50 anni, e anche oltre, si può essere straordinariamente felici, e sotto tutti i punti di vista… mentale, fisico e sessuale”.
Negli Stati Uniti ci è arrivata da avvocato d’affari, dopo aver fallito l’ingresso all’Ena in Francia. Ha scalato le posizioni dello studio legale Baker & McKenzie, 3.000 dipendenti, e ne è diventata presidente. La sua carriera politica la deve a Nicolas Sarkozy, prima ministro dell’Agricoltura e poi de ll’Economia e delle Finanze.
Proprio in questa seconda veste inciampa nello scandalo più rilevante della sua carriera: nel 2007 avalla con troppa disinvoltura un arbitrato che risarcisce con 404 milioni (pubblici) l’imprenditore amico di Sarkozy, Bernard Tapie, per una complessa operazione su Adidas finita male.
Nel 2016 la Court de Justice de la République, equivalente del nostro tribunale dei ministri, la condanna per “n egligenza”ma le evita la pena. Emmanuel Macron non ama Sarkozy e il suo mondo, ma ha visto in lei il candidato più forte per portare a un francese la Bce (ed evitare che andasse a un tedesco).
E i due hanno stabilito un patto di ferro che ha permesso a Macron di essere il vero vincitore di questo giro di nomine.