a cura di Lorenzo Giarelli per Il FQ, 12-04-20
ANTONIO PADELLARO
Con la censura preventiva ci saremmo persi una notizia
Detto che Enrico Mentana ha tutto il diritto di giudicare inopportuno, sbagliato, o come altro gli pare l’attacco di Conte a Salvini e Meloni, non abbiamo ben compreso il significato della frase: “Se l’avessimo saputo non avremmo mandato in onda quella parte”.“Se l’avessimo saputo”, significa che il direttore del tg La 7 avrebbe tagliato la parte “sconveniente” dell’intervento del premier, con una censura preventiva?
E da giornalista di razza qual è non gli sarebbe un tantino dispiaciuto rinunciare alla parte più croccante del discorso, quella che un minuto dopo avrebbe fatto più notizia, come infatti è avvenuto? “Se l’avessimo saputo”, fa intendere che La7 non era tenuta a mandare in onda “a reti unificate” le comunicazioni da palazzo Chigi (come per esempio il discorso presidenziale di fine anno). Se lo ha fatto è perché in questo momento le conferenze di Conte hanno un ascolto molto alto.
A cui Mentana in futuro potrà benissimo rinunciare in anticipo, onde evitare qualsiasi rischio di “uso personalistico”da parte del presidente del Consiglio.
PETER GOMEZ
Dire la verità non è un errore Ora però si gioca tutto in Europa.
Dire la verità non è mai un errore. E Giuseppe Conte, a parte il refuso sulla data, venerdì lo ha fatto. Fu il governo Berlusconi, con Giorgia Meloni e Umberto Bossi ministri, a varare il disegno di legge sul Mes il 3 agosto del 2011.
La Lega votò contro in Parlamento solo nel 2012, mentre Meloni, ancora nel Pdl, non si presentò in aula esattamente come fece a Bruxelles Matteo Salvini, allora europarlamentare. Ma se dire la verità non è mai un errore, nessuno può negare che sia un enorme rischio decidere di farlo, sia pure per rispondere a delle false accuse di tradimento, mentre si è nel mezzo di una pandemia e a una crisi economica senza precedenti.
Se Conte riuscirà a strappare l’assenso agli eurobond (cosa difficile) nella riunione dei capi di governo europei del 23 aprile, la sua conferenza stampa di ieri sarà ricordata come una prova di carattere destinata a rinforzarne la leadership. Se invece non ce la farà diventerà un passo fondamentale verso il governo di unità nazionale per cui in Italia tanti poteri tifano.
MASSIMO CACCIARI
Ha sbagliato: si tenga le cartucce per quando finirà l’emergenza
Conte ha sbagliato, è chiaro. Ha sbagliato per tatto e per sostanza. Siamo in una fase in cui il dibattito parlamentare è ridotto al minimo, certamente non per colpa sua, e lui è il solo comandante in capo, dunque deve evitare ogni polemica con le opposizioni, che peraltro non hanno le sue stesse possibilità per parlare.
Venerdì per ovvi motivi tutta Italia era sintonizzata per sentire il presidente del Consiglio quasi a reti unificate, Conte non può approfittarsi di una situazione del genere. Quando l’e m e rgenza sarà finita, tornerà a essere un politico come tutti gli altri. Ma per ora deve mettere da parte le cartucce – e credo ne avrà parecchie – tenendo anche conto che ci saranno mesi di polemiche e di campagne elettorali, visti anche i voti nelle Regioni.
Finché però siamo costretti ad ascoltare i suoi imperativi categorici, deve capire che non può fare polemica, neanche se si tratta di una replica ad attacchi ricevuti da altri esponenti politici.
LUISELLA COSTAMAGNA
Il premier ha ragione, ma la sede utilizzata è irrituale e discutibile
Premessa: un’opposizione che in una crisi così drammatica non fa altro che cercare di capitalizzare morti e contagi ai fini della più bassa propaganda, e che arriva a definire il premier “traditore” e “Giuda” accusando il governo di avere “firmato attivazione Mes” (tweet Meloni) e “approvato Mes” (tweet Salvini), è un’opposizione irresponsabile e bugiarda. Perché, come tutti sanno, Conte non ha firmato nulla, e nessuno – a oggi – ha chiesto l’attivazione del Fondo Salva Stati.
Ciò detto, è irrituale e discutibile che la – legittima – risposta del premier sia inserita in un messaggio a reti unificate il cui scopo è tutt’altro, ossia parlare a un Paese in grave difficoltà. Se si decide di farlo ugualmente, almeno bisognerebbe curare di evitare errori, come collocare nel 2012 il governo Berlusconi.
Conte ha in buona sostanza ragione (le basi del Mes, istituito da Monti nel 2012, sono state gettate in effetti dall’esecutivo di centrodestra l’anno prima, con Lega in maggioranza e Meloni ministro): ma, per attaccare, bisogna essere inattaccabili.
GIOVANNI ORSINA
In altro contesto era legittima, doveva essere più istituzionale
Quella del presidente del Consiglio è una figura in equilibrio tra politica e istituzioni. Mentre il segretario di un partito può essere molto “politico” e poco “istituzionale” e, viceversa, il presidente della Repubblica è esclusivamente “istituzionale”, il premier è punto di incontro tra questi due aspetti. In quanto politico, Giuseppe Conte ha tutto il diritto di criticare, rispondere, stigmatizzare le opposizioni, ma bisognerebbe non farlo in una conferenza stampa come quella di venerdì, che non era un atto politico ma una comunicazione istituzionale, oltre che uno strumento che gli altri non hanno a disposizione.
Se fosse stata una conferenza stampa politica o un messaggio inserito in un programma tv ci sarebbe stato modo di organizzare uno spazio di replica o il classico “panino”. In quel momento invece Conte aveva quasi la stessa funzione di Mattarella. La risposta ci stava, ma quello era il luogo sbagliato.
Se non teniamo viva la distinzione tra politica e istituzioni è un problema.
VALENTINA PETRINI
Nulla di strano, considerato l’atteggiamento del centrodestra
Sono rimasta sorpresa dalla posizione di alcuni colleghi. Non mi pare che quando Salvini andò a suonare al citofono al quartiere Pilastro qualcuno abbia detto che sarebbe stato meglio non mandarlo in onda.
Io stessa chiesi una prova di carattere ai giornalisti, che però non si traduceva nella censura ma nell’incalzare Salvini su quello che aveva fatto. Non credo che venerdì ci fossero i presupposti per non mandare in onda un premier che risponde alle opposizioni, altrimenti ogni volta bisognerebbe filtrare i messaggi di chiunque. Non ci ho trovato nulla di strano, soprattutto in tempi in cui il centrodestra continua a fare apertamente opposizione.
Conte ha ragione quando dice che andare in Europa senza una voce unica rischia di indebolirci.
È chiaro che si è esposto molto sulla sua volontà di non accettare il Mes e dunque il giudizio finale sul suo operato si baserà sui risultati che riuscirà a portare a casa, ma in conferenza ha dato un indirizzo chiaro.