Luciano Odorisio, Politica

Casson: sulla bloccaprescrizione il programma Pd era uguale alla legge Bonafede: no al rinvio!

Intervista di Ilaria Proietti per Il FQ, 13-10-19

Felice Casson, magistrato oggi in pensione, ha appeso al chiodo da tempo anche gli scarpini della politica: nelle file prima dei Ds e poi del Pd aveva cercato di dare il suo contributo in materia di giustizia. Poi qualcosa si è rotto. Oggi lavora come consulente per l’Onu sulla criminalità. 

Partiamo dalla sentenza di Strasburgo che chiede all’Italia di cambiare le norme sull’ergastolo ostativo. 

È una pronuncia fuori dalla realtà che favorisce i grandi criminali. 

Dica la verità, le manca la politica? 

È stata una bella esperienza, ma ricordo con dolore il giorno preciso in cui mi sono detto ‘sono fuori dal Pd’. 

Racconti. 

Ero relatore in Giunta per le autorizzazioni al Senato sul caso di Antonio Azzollini del partito di Alfano e stavamo lì lì per votare a favore della mia proposta per dare via libera ai magistrati che ne chiedevano l’arresto. Il mio capogruppo chiese improvvisamente di sospendere la votazione per riunire i senatori dem lasciandomi da una parte: quando tornarono votarono contro l’arresto. Avevano fatto prevalere la scelta di salvare l’alleanza di governo sacrificando le esigenze di giustizia. 

Il Pd sempre in materia di giustizia le ha dato anche altri dispiaceri… 

Io mi ero candidato, e con me persone come Gerardo D’Ambrosio, per portare avanti alcune battaglie essenziali in materia di lotta alla corruzione, che è e resta una piaga e come tale andrebbe contrastata. Mi sono reso conto che alla sensibilità che c’è su questi temi nella base del Pd non ne corrisponde una dello stesso segno da parte dei vertici dem. Su certi temi non si può mercanteggiare per nessuna ragione. Ho detto dell’Ncd, ma vorrei ricordare che il Pd è stato pure alleato di Berlusconi. 

Tutta colpa di Renzi? 

No, anche se è vero che c’è stato un prima e un dopo. Il Pd fino a qualche anno fa aveva un programma chiarissimo sulla prescrizione, la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale: abbiamo tenuto la barra dritta fino a un certo momento, poi la linea è cambiata ed è cambiato pure il partito con l’avvento della falange renziana. Io e quelli come me sono finiti in minoranza e le promesse fatte durante la campagna elettorale sono state messe da parte: dalla segreteria, ma pure da chi era al ministero, iniziarono ad arrivare indicazioni al gruppo parlamentare diverse da quelle che mi sarei aspettato. Mi riferisco all’atteggiamento da avere rispetto alle richieste dei magistrati sull’utilizzo delle intercettazioni o di arresto nei confronti dei senatori interessati dalle inchieste giudiziarie. Ma non solo. 

Si riferisce alla prescrizione? 

Sì, è la stessa storia. Il Pd un tempo era per lo stop quantomeno dalla sentenza di primo grado, se non dalla richiesta di rinvio a giudizio, perché condividevamo l’idea che la prescrizione così com’è l’abbiamo solo in Italia ed è un male. Poi sono evidentemente prevalse altre esigenze: io resto della mia idea originaria, che poi è quella dell’attuale ministro Bonafede, che approvo in pieno: francamente sono assai contrario a rinviare l’entrata in vigore della riforma. 

Capitolo evasione fiscale…

Servono norme che mettano in condizioni gli investigatori di lavorare e quindi di usare tutti gli strumenti di contrasto a partire dalle intercettazioni. E se il carcere non basta, un deterrente ancora più micidiale è quello del blocco del patrimonio anche in fase preventiva, come per i mafiosi. Se si fa sul serio bisogna fare così: chi lo vuole davvero? 

Ma il partito di Zingaretti non è più quello di Renzi. O no? 

Mi dicono che il responsabile giustizia sia Roberta Pinotti. Che c’entra Roberta Pinotti con la giustizia? 

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