Luciano Odorisio, Politica

Caso Cucchi – Tedesco:”Ma che cazzo fate?” – “Fatte i cazzi tua!”

Stralcio da un articolo di Antonella Mascali per IlFQ, 9-4-19

“(…)

ED ECCOLO il racconto agghiacciante di quella notte del 15 ottobre 2009 che Tedesco, imputato di omicidio preterintenzionale e falso, fa alla Corte d’assise, dopo aver parlato con il pm Giovanni Musarò sei mesi fa: 

“Con i pupilli del maresciallo Mandolini (imputato di calunnia e falso, ndr) Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo (imputati di omicidio preterintenzionale, ndr) andiamo alla caserma Casilina per il fotosegnalamento. 

Io sto seduto, D’Alessandro è al computer e Di Bernardo deve effettuare il fotosegnalamento. 

Stefano non vuole essere fotosegnalato e prova a dare a Di Bernardo uno schiaffo figurativo, più che altro è un gesto ridicolo. 

Hanno un battibecco, io chiamo il maresciallo Mandolini, che ci ordina di rientrare, ma Di Bernardo che è davanti al ragazzo, si gira e gli dà uno schiaffo violento. 

Grido: ‘Ma che cazzo fai?’e mentre mi alzo, D’Alessandro dà a Stefano un calcio nell’ano con la punta della scarpa, con violenza. 

Io spingo Di Bernardo, nel frattempo Cucchi cade a terra e sento il rumore della testa che aveva battuto e D’Alessandro gli dà un calcio in volto. 

Grido ancora: ‘Ma che cazzo fate?’. 

Aiuto Stefano a rialzarsi, gli chiedo come sta e mi risponde: ‘Sono un pugile, non preoccuparti’, ma si vedeva che era stordito. 

In macchina resta in silenzio accanto a me. 

Io sconvolto, i miei colleghi, tranquilli, mi dicono: ‘Non preoccuparti, parliamo noi con Mandolini’”. 

Tedesco spiega che aveva provato a dire la verità con una nota di servizio, poi sparita: “Ero terrorizzato, sono andato nel panico quando mi sono reso conto che era stata fatta sparire la mia annotazione. Davanti a me, per farmi sentire irrilevante, il maresciallo Mandolini parlava con superiori di note di servizio da rifare, per me fu una violenza. Una sera venni chiamato al telefono da Di Bernardo e D’Alessandro che mi dissero: 

‘Fatti i cazzi tuoi, mi raccomando’”. 

E QUANDO Tedesco chiese a Mandolini, nel 2009, come si sarebbe dovuto comportare davanti al pm, il maresciallo gli avrebbe risposto: 

“Tu devi seguire la linea dell’Arma se vuoi continuare a fare il carabiniere”.

Poi, però, accadono dei fatti che lo portano alla decisione di collaborare: la coraggiosa testimonianza del carabiniere Casamassima (che ha fatto riaprire le indagini) e il capo di imputazione per omicidio preterintenzionale: 

“La sua lettura mi colpì perché descriveva quello a cui avevo assistito e non sono riuscito più a tenermi dentro questo peso. Adesso che sono stato sospeso dall ’Arma mi sento meglio, senza più intimidazioni e pressioni”. 

ALL’INIZIOdella sua testimonianza, durante la quale soprattutto l’avvocato Naso, difensore di Mandolini, ha provato a farlo contraddire, Tedesco si è rivolto alle parti civili: 

“Chiedo scusa alla famiglia Cucchi e agli agenti della polizia penitenziaria, imputati al primo processo”

La lettera di Nistri IL COMANDANTE GENERALE

IL Com. Nistri e Ilaria Cucchi

Ecco parti della lettera inviata l’11 marzo a Ilaria Cucchi da Giovanni Nistri, pubblicata ieri da Repubblica

Sabato a Firenze (…) pensavo a Voi e alla Vostra sofferenza. (…) Mi creda (…), abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di Suo fratello si faccia piena luce e che ci siano le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi sia mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà. (…) Il rispetto assoluto della Legge ci costringe ad attendere la definizione della vicenda penale. (…) In questo caso abbiamo purtroppo fatti nei quali discordano perizie, dichiarazioni, documenti: discordanze che saranno però risolte in giudizio. Le responsabilità dei colpevoli porteranno al dovuto rigore delle sanzioni, anche di quelle disciplinari. I tre accusati di omicidio preterintenzionale sono già stati sospesi. Non sono stati rimossi, è vero. Ma è vero che, se ciò fosse avvenuto, si sarebbe forse sbagliato. (…) Gli ulteriori provvedimenti (…) non potranno non tenere conto (…) del grado di colpevolezza di ciascuno. Ciò vale per il processo in corso alla Corte d’assise. E (…) per la nuova inchiesta (…) nella quale saranno giudicati coloro che oggi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. (…)”.

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