Intervista a Massimo Cacciari a cura di L. Giarelli per Il FQ, 15-6-19
“Con questa faccenda siamo tornati ai livelli di Berlusconi”.
Luca Lotti si autosospende dal Pd, eppure il suo è un passo indietro che porta con sé rancori e accuse, tra attacchi ai compagni di partito (“Zanda è coinvolto in pagine buie della storie repubblicana”, ha detto l’ex ministro) e una rivendicata estraneità ai fatti (“Io sono innocente, spero di cuore che lo sia anche chi mi accusa”).
E così Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, non nasconde il disappunto per una vicenda che doveva chiudersi ben prima e che ora, dopo settimane di tentennamenti della segreteria e novità giudiziarie, ricorda persino i modi e il linguaggio del leader di Forza Italia.
Professor Cacciari, Lotti si è autosospeso dal partito. È una mossa tardiva?
Lotti ha fatto quel che doveva, ma il punto è che a questa mossa non saremmo neanche dovuti arrivare, perché serviva ben prima una presa di posizione forte da parte di Zingaretti.
Secondo lei il segretario del Pd non si è esposto abbastanza contro l’ex ministro?
Ricordo che Zingaretti ha condotto tutta la campagna elettorale per le ultime primarie celebrando una discontinuità rispetto alla leadership di Matteo Renzi. Ma allora sarebbe stato logico, oltre che utile dal punto di vista politico, che un segretario coerente dicesse chiaro e tondo che quanto è successo tra Lotti, Ferri e il Csm è incompatibile con la nuova linea che il Pd intende assumere, ammesso che a questo punto intenda assumerla.
Dunque questa autoso spensione non cambia le cose?
Rimane intatto il fatto politico. Zingaretti doveva esser chiaro nel dire che nel nuovo Pd gli intrallazzatori non sono più ammessi. Lotti ha fatto un gesto doveroso, ma era Zingaretti a doversi esprimere, a dare una visione in prospettiva, al di là della singola vicenda.
Lotti però si professa innocente.
La valutazione politica prescinde dalla questione penale. Nel Pd non può esserci posto per personaggi che intrallazzano in questo modo su nomine della magistratura, della Rai o di qualunque altro posto.
Lotti, nella sua difesa, accusa Zanda di esser coinvolto nella famosa seduta spiritica in cui uscì il nome di via Gradoli, durante il sequestro di Aldo Moro. Piuttosto indicativo dei rapporti interni al partito, non t rova?
Nel Partito democratico è bene che ognuno parli per se stesso, perché nessuno ha la lingua abbastanza lunga per poter accusare il prossimo di alcunché. Il 90 per cento del partito è corresponsabile di quegli errori sciagurati che hanno portato alla catastrofe renziana degli ultimi anni, una leadership che ha preso una situazione certamente già in difficoltà ma l’ha portata alla definitiva dissoluzione, sia a livello elettorale sia come partito. E Lotti ovviamente è coinvolto in questa storia.
È mancato uno strappo deciso con quella stagione?
Senza dubbio fin da subito doveva esserci più coraggio e franchezza, almeno nella vicenda tra Lotti e il Csm.
Oltre a dichiarare la propria innocenza, Lotti allude al fatto che chi lo accusa possa essere in malafede.
Mi sembra di essere tornati a quel che diceva Berlusconi.
In che senso?
Quando scoppiarono gli scandali per le feste a Arcore, Berlusconi si giustificava chiedendo che cosa ci fosse di male se a casa sua andava a puttane. Nulla, certo, ma era un po’ strano che lo facesse un presidente del Consiglio, o era normale anche questo? E allora che cosa c’entra la questione penale in questo discorso? Quella sarà competenza dei giudici, io mi occupo di politica, non di processi. Sono cose dell’altro mondo: c’è una totale confusione tra la rilevanza politica e quella giudiziaria. Siamo all’assenza dei fondamentali.”