di Massimo Cacciari per Il FQ, 02-11-19
Se, e sottolineo se, Pd e 5 Stelle sopravviveranno in qualche forma, è destino che debbano intendersi o al governo o all’opposizione, o attraverso alleanze formali oppure con intese più o meno sottobanco e pastrocchiate.
Non sarebbe preferibile ammetterlo con onestà intellettuale, piuttosto che mascherarlo puerilmente, e lavorare perché un tale destino venga percorso con serietà e responsabilità, invece che incatenati dalla crudele Necessità, come in occasione del governo Conte bis?
Esistono alternative?
La sola è che i 5 Stelle abbandonino ogni prospettiva di governo e ritornino ai vaffanculo, mantenendo un nucleo di “onorevoli” magari sufficiente a impedire le decisioni altrui.
CREDO CHE anche il più movimentista tra loro sia oggi convinto che un tale impulso reazionario sarebbe impraticabile.
Il dado è stato tratto irreversibilmente e i 5 Stelle sono una forza che vuole governare come tutte le altre e che ha dichiarato urbi et orbi di sapere bene di non poterlo da sola.
Potrebbe, in un qualsiasi scenario, tornare al governo con la destra-destra di Salvini (e con Salvini)? Fanta-politica, equivalente all’ipotesi di un inciucio tra settori consistenti del centrodestra e il Pd.
Il Pd, da parte sua, forza governativa ormai fino al midollo, non ha altra chance per governare che l’intesa coi 5 Stelle. Le nuove elezioni avvengano quando volete, è matematicamente certo che Pd e 5 Stelle saranno insieme o al governo o al l’opposizione.
O in un governo che continua a dividersi al proprio interno, privo di strategia e di nocchiero, o in un governo che, riconoscendo la piena legittimità delle diverse posizioni che lo compongono, possiede tuttavia un’analisi realistica della situazione, non chiacchiera né sogna, e opera concretamente nei limiti imposti dalla crisi. Ma al governo comunque.
O all’opposizione facendosi la guerra per due voti, oppure all’opposizione costruendo l’intesa per futuri governi (esattamente ciò che è del tutto mancato dopo le elezioni del ‘18).
Ma all ’opposizione comunque.
Questo è il problema e non si scappa. La smettano di agitarsi convulsamente come afferrati dal panico del naufragio, un giorno accelerando da insensati come in Umbria e il giorno dopo marcia indietro a tutta, e inizino a parlarsi e a comprendersi come gente costretta a navigare sulla stessa barca.
Non sarà un processo facile.
Non è detto che questi partiti o pseudo-tali possano resistere alle proprie stesse interne contraddizioni. Ma alternative non ne esistono, almeno per il mondo dei desti.
FORSE il solo Renzi ne ha in mente una. Ha voluto un governo senza che se ne fosse costruito il benchè minimo fondamento, proprio per esserne in qualche modo lui arbitro irrinunciabile.
E tale sua funzione sbandiera quotidianamente. Ciò porta, lo voglia o no Renzi, a un costante indebolimento dell’immagine e dell’azione del governo.
La politica ha una logica che sfugge spesso ai suoi autori, e in questo caso la logica dice che un governo debole rafforza il ruolo di Renzi e ne può anche consolidare il nuovo partito ai danni del Pd (così come è lecito che alla Leopolda si ipotizzi la possibilità di qualche arrivo dal centro-destra anti-salviniano).
Il rischio che Renzi corre è di favorire così l’esito elettorale anticipato – esito che in nessun modo però gli converrebbe. Poiché se in l’Emilia-Romagna Salvini vincesse la caduta del governo e le elezioni sarebbero inevitabili, vedrete che Renzi troverà l’accordo col Pd; ma il suo gioco resta un azzardo.
La sua rinascita passa comunque per il tracollo di Pd e 5 Stelle o la loro palese impotenza a governare decentemente.
A quel punto tutto può succedere, ma senz’altro prima di tutto un Salvini al 50%.
Credo valga la pena cercare di evitarlo – cioè cercare di fare l’esatto opposto di ciò che si è combinato negli ultimi mesi, con manovrine che nulla cambiano e tentati suicidi come le foto di gruppo umbre.
Il tempo che resta è poco, da qui a gennaio.