Continuo a ritrovarmi nelle parole di Massimo Cacciari.
“La trasversalità ha dei limiti – e prima o poi contro di essi devi sbattere la zucca.
Ogni “movimentismo” inizia con l’illusione di rappresentare il Popolo, o almeno il suo Destino o il suo Bene, ed è inesorabile che essa si dissolva non appena il “movimento” sia costretto a fare i conti con la dura realtà del governo.
Allora è il tempo delle decisioni, e le decisioni non possono accontentare tutti, per la contraddizione che non lo consente. Bisogna prender parte. E parte significa partito. E nessun partito può essere del Popolo o della Nazione.
La Volontà Generale – ammesso e non concesso Rousseau c’entri qualcosa con i nostri amici pentastellati – bisogna dimenticarla.
LA RESA DEI CONTI si fa ormai prossima, e non vedo quale utilità abbiano i 5Stelle a rinviarla.
Anche la finzione del “contratto di governo”, come era troppo facile prevedere, ha cessato di funzionare. In fondo, quella strampalatissima idea ha una lunga storia: si tratta della leggenda di poter sostituire l’azione politica, la decisione politica, con bei programmi tecnico-amministrativi.
Ecco: questi sono i punti, vedi quanto lontani siamo dal Novecento, dalle ideologie, ecc. ecc., discutiamo soltanto di cose e fatti. Che simpatici ragazzi!
Purtroppo ogni azione politica finisce inesorabilmente per collocarsi in una storia, in una cultura, in una strategia, che non sono mai alla lunga riducibili al “programma”, bello o brutto che sia.
I NODI vengono al pettine: puoi patteggiare su un decimale in più o in meno di previsione sull’andamento del Pil, puoi armeggiare su un milione in più o in meno da assegnare a redditi di cittadinanza e pensioni, ma poi arriva l’esule, il profugo, l’immigrato, devi affrontare la questione dei rapporti con altri regimi, discutere i decreti sicurezza, difendere o sabotare diritti civili.
E precipita il palco.
Non puoi più stare con chiunque in forza della narrazione che ti sei costruito sulla fine delle ideologie.
Politiche per immigrazione e integrazione non sono ideologie, un’Europa in mano alla peggiore destra non sarebbe ideologia.
Dal comodo limbo della aurea solitudine i 5Stelle sono usciti – e usciti nel modo peggiore (non certo solo per colpa loro).
Da quel limbo sono stati cacciati per sempre. E ora? Protrarre l’agonica esperienza di governo con una forza che è chiaramente, al fondo, alternativa alla loro esperienza, potrà soltanto condurli a rovina. Il Pd sembra sognarlo –e i sogni sono sempre pessimi consiglieri quando si tratta di dover essere vigili.
Il crollo dei 5Stelle, oggi come oggi, non rafforzerebbe affatto un Pd che ancora è lungi dall’aver formato gruppo dirigente, strategia, ecc, bensì proprio la destra salviniana.
È troppo ricordare Weimar? Sì, è troppo – ma un pensierino, per favore, fatecelo.
L’Europa e l’Italia hanno bisogno dell’in tesa concreta – non di giuramenti di Pontida! – tra tutte le forze che in modo diverso comprendono la necessità di un’Unione federale basata su principi di solidarietà e sussidiarietà, in grado di svolgere una politica mediterranea e di integrazione.
DA CHE PARTE vogliono stare i 5Stelle?
In che prospettiva vogliono cominciare a lavorare? Sono alternativi a chi?
E in che direzione intendono cercare diverse intese? Poiché ormai hanno nei fatti riconosciuto di voler governare e di non poterlo fare che alleandosi ad altri. Dopo le elezioni di domenica, volenti-nolenti, dovranno decidere.
Ma già alle elezioni di domenica da che parte stanno?
Non lo dovrebbero dire a voce alta e chiara? Non è forse vero che in ogni Paese il loro voto sarebbe contro gli amici di Salvini?
Non è forse vero che tutto faranno nel futuro Parlamento europeo fuorché sedere in gruppo con costoro? E invece benissimo continuare in Italia, magari fino allo sfascio sul modello ellenico?
Ragionate 5Stelle – e ragionate Zingaretti&C.”