Intervista di P. Buttafuoco a Fabio Mussi per Il FQ, 7-10-19
Porge una “premessa confessoria”, Fabio Mussi – filosofo, già ministro dell’Università e della Ricerca, oggi esponente di Sinistra italiana – “in genere ci azzecco ma con Matteo Renzi, devo arrendermi”. Il leader di Italia Viva dissemina nei territori i suoi “circoli”, li incista in quel che resta del Pd e sembrano vere e proprie cellule dormienti pronte a far crollare il governo di Giuseppe Conte.
Cadrà tutto?
La risposta è ‘boh, e chi lo sa?’. Avendo egli – con un ribaltamento della sua dottrina – sponsorizzato la nascita del governo dovrebbe essere interessato alla sua sopravvivenza ma c’è l’imprevisto in agguato. E già si vede: c’è già il tirare a mollare. E ogni giorno porta la sua pena. Ecco l’Iva….
Proprio lui che diede gli 80 euro. …
L’elargizione del Principe, quella; avesse lavorato sul cuneo fiscale sarebbe stato equo ma…. …
Ma adesso fa saltare il tavolo.
Diversi anni fa, quando Renzi cominciò la scalata, mi fu chiesto cosa ne pensassi e io, sciagurato, risposi: ‘Considero la possibilità che diventi segretario tanto probabile quanto quella di essere colpito da un meteorite’.
Sbam! Sbam!?
Centrato in pieno. Le mie capacità di analisi su quello che può fare lui sono limitate. Questa dei suoi circoli è un’altra manifestazione dell’esattezza della teoria di René Thom sul caos, ovvero, inneschi un albero degli eventi da un ramo all’altro – trac-trac – e nella direzione del caos non c’è altro da fare.
Aggredisce la fortezza di Nicola Zingaretti.
È ragionevole pensare che il grosso di quel tanto che conquisterà Italia Viva, ma la porzione non so prevederla, venga dal Pd.
Sogna di far sedere i propri parlamentari al centro, il famoso centro…
Portando alle estreme conseguenze il mito del centro, certo; ma su questo non mi sento di dare la colpa a Renzi. Lui è stato il capo indiscusso del Pd. A lui – anche se poi caduto col Referendum – si deve la botta di vita del 40% alle Europee; tutti usano la metafora di Ghino di Tacco…
Ovvero Renzi come nuovo Craxi che era socialista, non centrista.
È il Pd a essere nato male; nel 2007 – non aderendo – ne intravedevo il difetto di nascita: farsi strada al centro proprio quando il mondo si radicalizza e gli orientamenti si spostano sulle ali estreme. Non vorrei apparire cavernicolo ma tra le categorie rimaste vive ci sono la destra e la sinistra.
Il centro si restringe?
Veniamo dalla crisi del 2008, siamo nel vortice della radicalizzazione dei rapporti economici, dell’opinione pubblica e degli interrogativi – tutti radicali – di cui una volta si sarebbe detto propri ‘del destino della civiltà’. Il lavoro esiste, è merce vilissima, pagato sempre meno ed è perciò urgente riconquistare alla politica le masse di popolo. In assenza di una sinistra, la destra politica diventa beneficiaria dei danni perpetrati dalla destra economica, dov’è e cosa fa in questo contesto questo centro?
Alla sinistra è rimasta la Ztl.
Siamo alle prese con Italia Viva, rendiamoci conto: la distanza tra quello di cui siamo costretti a occuparci e quello che dovremmo studiare per affrontare è la questione del nostro tempo.