di Vincenzo Bisbiglia per Il FQ, 08-05-19
“NON SI SONO ARRESI: “Siamo in regola, i bambini sono cittadini italiani, vogliamo quella casa”.
E la sindaca Raggi li ha sostenuti. Alla fine sono rientrati scortati dalla polizia.
I prossimi giorni, tuttavia, saranno duri: contro di loro c’è un gruppetto di vicini fomentato da CasaPound e Fratelli d’Italia che hanno inscenato una protesta con il solito copione che va avanti da un mese, dalla “vittoria ” di Torre Maura.
Tutti contro una famiglia bosniaca: padre, madre e ben 12 figli, dai 21 anni ai 9 mesi che ha deciso di uscire dall’inferno del campo rom de La Barbuta e chiedere una casa popolare.
L’ha ottenuta quasi “subito” (nemmeno 2 anni) a Casal Bruciato, quadrante est di Roma fra la vie Tiburtina e Collatina. Una velocità insolita, ma comprensibile se riferita al numero non certo comune dei componenti del nucleo familiare.
E gli appartamenti grandi (questo è di oltre 90 mq) sono tanti. Una versione che non convince chi insulta i “nuovi vicini” da un cortile sul cui pavimento c’è scritto “non calpestare, pericolo di crollo”.
IMED E LA SUA FAMIGLIA vogliono restare a Casal Bruciato.
Lui ha vissuto la guerra, i “nazisti dell’Illinois” – così li hanno soprannominati i militanti di sinistra del sindacato Asia Cub giunto ieri pomeriggio sul luogo – non gli fanno paura: “Sono quattro imbecilli – ha detto l’assessora al Patrimonio Rosalba Castiglione – che a un mese dalle europee strumentalizzano a fini personali la paura di chi ignora una realtà e una cultura diversa”.
La situazione resta incandescente da due giorni i militanti di CasaPound di tutto a queste persone.
“A zoccola, te stupro”, è arrivato a gridare alla madre ieri pomeriggio un ragazzo con i tatuaggi in faccia e la felpa nera con il simbolo della tartaruga.
“Li vogliamo vedere tutti bruciati, impiccati”, ha affermato candidamente una donna.
“A mio figlio hanno puntato un coltello sotto la gola per togliergli un euro”, ha raccontato una 50enne, facendo riferimento generalmente a “gli zingari”.
“Non li vogliamo, se li devono portare via”, dice un’altra .
E poi la solita sequela di luoghi comuni: “Pisciate per strada, rovistate nei cassonetti, rubate, siete delle merde”, urla un altro, mano alla bocca.
L’assegnazione, come detto, è regolare. Le graduatorie per le case popolari si decidono attraverso bando pubblico. L’ultimo è del 2012, epoca Alemanno.
Bastano un anno di residenza al Comune di Roma e alcuni requisiti di reddito per accedere. Ovviamente non ci sono distinzioni etniche.
Si formano sottograduatorie a seconda del numero dei componenti cui corrisponde un taglio di alloggi. Ma la stragrande maggioranza degli appartamenti di Comune e Ater è di ampia metratura.
È per questo che proprio la Regione ha investito almeno 40 milioni di euro per la divisione degli alloggi.
Va da sé che le famiglie meno numerose – in gran parte italiane – aspetteranno di più di chi ha oltre 5-6 figli (quasi tutti stranieri).
Fratelli d’Italia ha presentato in Regione Lazio una proposta per inserire un criterio di “residenzialità ” con bonus crescenti dai 5 ai 20 anni di presenza sul Comune di Roma.
Imed e sua moglie, residenti in città da oltre 20 anni, avrebbero ottenuto il massimo dei bonus comunque.”