di Tommaso Rodano per Il FQ, 15-8-19
Abbronzatura.
È la crisi della tintarella. Il re è Matteo Salvini, ministro in beach tour permanente. Ma “Capitan mattonato” in aula ha avuto la faccia di bronzo – è il caso di dirlo – di prendere in giro i senatori del Pd: “Invidio l’ab – bronzatura di alcuni che son lì ”. Risposta del prode capogruppo Marcucci: “I dati estetici sono incontrovertibili, Salvini, lei è sicuramente il più abbronzato”. L’argomento è dirimente.
Bibbiano.
Per i Cinque Stelle il Pd era il “Partito di Bibbiano”, fiancheggiatore di pedofili e manipolatore di bimbi. All’improvviso – puf! – pare che si debba fare un governo insieme: siamo una democrazia parlamentare, bellezza.
Barbari.
Parola di Grillo: il M5S vuole salvare l’Italia “dai nuovi barbari”. Gli stessi con cui governava fino a ieri.
Cicale.(vedi “Barbari”)
Sono loro ad aver suggerito, pare, la svolta governista di Beppe Grillo. Se ne stava “in mezzo a un cespuglio” (normale no?) ed è stato assordato dal suono delle cicale. Che ripetevano: “Sopravviviamo, sopravviviamo… ”.
Casellati.
Molto contestata per la gestione del suo ruolo non proprio asettica, ha avuto la geniale idea di chiamare (più volte) Salvini “presidente” (ma presidente de che?)
Dimissioni.
Molto evocate, ma alla fine – da tradizione – non si dimette nessuno: né Salvini, né i suoi ministri, né Conte (che vuole farsi sfiduciare in Parlamento).
Europa.
Vuoi vedere che “ce lo chiede l’Europa”pure stavolta?
Ferragosto.
Domanda circolata con terrore tra parlamentari e giornalisti: “Davvero quello scemo apre la crisi a Ferragosto?”. Davvero.
Governicchio.
“Nella pubblicistica politica, governo di scarsa autorevolezza e solidità” (Treccani).
Gender.
I giornali di destra in questi giorni sono un po’i rrequieti. Epico titolo su La Verità di ieri: “Il papocchio regala patrimoniale, gender e addio sicurezza”. I “grillopiddini” aprono “ad adozioni gay e eutanasia”.
Hotel Metropol.
Ve lo ricordate il “caso rubli”?
Iva.
La crisi ci restituisce il genio di Matteo Renzi, alfiere del “Governo No Tax”– lo chiama così –per non far scattare l’incremento dell’Iva. È lo stesso Renzi che quando era premier ha fatto aumentare le “clausole di salvaguardia”.
Low cost.
Le compagnie aeree si sono riempite di onorevoli di rientro dalle vacanze dopo un misero weekend.
Mojito. (vedi “Abbronzatura”)
Quest’estate i palazzi della politica sono migrati idealmente al Papeete Beach. Il Leader ha mostrato la panza, ha fatto cadere un governo mentre sorseggiava cocktail tropicali, ha ballato l’inno di Mameli con cubiste scosciate. È così che si costruisce un immaginario.
Mostro.
A proposito di stampa di destra (vedi “Gender”), sobrio titolo in prima sul Giornale: “NASCE UN MOSTRO”. Il governo, eh.
Non voto (partito del).
Rieccolo. Si è mostrato plasticamente sugli schermi del Senato dopo il voto di mercoledì. E dentro ci sono pure gli esegeti della rivoluzione della democrazia diretta.
Ong.
Non c’è crisi che tenga: se Salvini non ha una nave di migranti a cui dichiarare guerra non prende sonno.
Parlamentarizzazione (della crisi).
Termine orrendo, ora di uso comune. Si può tradurre così: Conte vuole che Salvini lo guardi negli occhi mentre lo caccia.
Quirinale.
E ora, di nuovo, al Colle! Solo su questo sono tutti d’accordo (anche chi lo insultava): il gran casino se lo sbriga Mattarella.
Responsabili.
C’erano una volta Razzi e Scilipoti. Oggi c’è Matteo Renzi.
#Senzadime.
Un anno fa Renzi si inventò il fortunato hashtag (e fu messia di un affascinante movimento su Twitter) per dire no a qualsiasi intesa con i “grullini”. Risate.
San Paolo.
Lo stadio di Napoli reclama il più famoso dei suoi steward.
Tav.
Pretesto ultimo scelto per la rottura del sodalizio gialloverde. E il futuro governissimo giallorosso che s’inventa?
Ursula.
Una volta era solo il nome di battesimo della von der Leyen, presidente della Commissione Ue eletta con i voti di Pd e M5S (e Forza Italia). Ora è praticamente un manifesto politico.
Vergine Maria.
Ispiratrice delle caritatevoli politiche securitarie del (quasi ex) ministro dell’Interno.
Zingaretti e zingaracce.
Paradossi salviniani: dalla campagna incessante contro i Rom all’accordo tentato con il segretario del Pd per andare a votare, il passo è brevissimo.