L’ex Presidente della Camera e leader di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Sul successo della Lega. “Non ero d’accordo con D’Alema quando diceva che la Lega era una costola della sinistra, figuriamoci adesso – ha affermato Bertinotti -. La Lega di Bossi era diversissima da quella di Salvini.
Quella di Bossi nasceva da un’idea separatista, all’inizio era una realtà popolare, ma popolare non vuol dire di sinistra, dipende dalla connotazione politica che assume. Sicuramente era un movimento antifascista. Per quanto riguarda il consenso tra gli operai, svolgendo un’indagine sul voto insieme alla Cgil scoprii che in un Comune la maggioranza degli iscritti della Fiom aveva votato per la Lega.
Del resto anche in America la classe operaia ha votato Trump. Il voto operaio è stato assai diverso nel tempo. In Italia il voto operaio e popolare è stato a sinistra quando è avvenuta una rottura storica nel Paese, la storia della resistenza, dell’antifascismo e della nascita della Costituzione.
Un’espansione della democrazia senza precedenti e la valorizzazione del conflitto di classe con gli operai protagonisti.
Questa storia porta alla grande ascesa degli anni 70. Quando questa storia viene sconfitta e avviene un rovesciamento del conflitto di classe, la sinistra va al governo e subisce una mutazione genetica, progressivamente diventa liberale e governativa.
Questo produce una rottura anche sentimentale con il suo popolo, rottura che permane tuttora e si aggrava. Il Pd è diventata una formazione di cultura liberale.
I modelli dell’Europa di Maastricht e del sovranismo occupano la scena perché è dipartita la sinistra che avrebbe dovuto rappresentare una terza via. La geografia politica italiana si è americanizzata, come negli Usa ci sono contenitori che a loro volta sono mutevoli. Democratici e Repubblicani hanno entrambi miscelato destra e sinistra e in alcuni casi prevale l’una e in altri casi l’altra.
Il PD ha una tenuta a Milano, Roma, Napoli, nella provincia profonda invece è sommerso dall’onda della Lega.
I partiti della sinistra di classe con la fine del 900 hanno subito un tracollo, in primo luogo ideologico e politico ancor prima che sociale.
Quella storia è finita. La sinistra può rinascere come l’Araba fenice dalle sue ceneri, ma se si pensa in continuità con quella storia andrà sempre a sbattere perché quella storia si è conclusa con il 900. Anche noi di Rifondazione abbiamo contribuito a cercare di protrarre oltre quella storia del 900. La sinistra radicale ora deve proiettarsi nel futuro”.
Sul M5S. “Se il M5S fosse davvero di sinistra non avrebbe retto al governo con la Lega, nel governo più di destra della storia della Repubblica. Persino il codice linguistico ha subito questa torsione, ha reso possibile termini, linguaggi, spezzoni di cultura politica che erano fuori dall’arco costituzionale.
Un democristiano non poteva dire le cose che dice Salvini. La presenza della Lega ha piegato la trasversalità del M5S.
Il M5S ha avuto sempre un’attitudine trasversale, portando segmenti di destra e di sinistra, il reddito di cittadinanza ad esempio è di sinistra, ma il resto no. Persino l’orribile vicenda della chiusura di Radio Radicale viene motivata con il mercato, figuriamoci se questo può essere un argomento di sinistra”.