Maurizio Belpietro, ‘ncazzato nero, per La Verità, 21-02-19
“Sono passati meno di tre mesi, ma a rileggere oggi le dichiarazioni di Tiziano Renzi e di suo figlio Matteo sembrano trascorsi anni.
Ricordate?
Il programma di Italia 1, Le Iene, aveva scovato un dipendente del padre di Luigi Di Maio non in regola con le norme sul lavoro.
Una storia di cui certo non andare fieri, ma neppure da arresto per il babbo del vicepremier.
Tuttavia, appena la puntata venne messa in onda, i Renzi non si trattennero.
Cominciò il figliolo, all’una di notte, con una raffica da tastiera: «Quando ho visto il servizio delle Iene sulla famiglia Di Maio mi ero imposto di non dire nulla. Di fare il signore, come sempre. Del resto, non m’ interessa sapere se il padre di Di Maio abbia dato lavoro in nero, evaso le tasse, condonato abusi edilizi».
Vi risparmio il resto delle premesse, ma dopo aver scritto di non voler parlare e di non essere interessato ai guai del papà di Di Maio, l’ ex segretario del Pd dimostrò il contrario, facendo partire una sventagliata di parole, il cui succo era il seguente: il capo dei grillini e i suoi compagni devono chiedere scusa a mio padre, ingiustamente messo di mezzo nella vicenda Consip.
L’ex premier naturalmente dimenticò di precisare che sul padre gravava un’ inchiesta giudiziaria e non giornalistica e che era ancora sotto indagine, mentre quello di Di Maio no.
Ma questi son dettagli.
A Renzi figlio diede subito manforte Maria Elena Boschi, reclamando anch’ ella le scuse per il suo genitore, inguaiato e indagato per il crac della banca dell’ Etruria.
Al pari del suo sodale, pure la madonnina della Val d’ Arno dimenticò di ricordare che anche suo padre era ancora sotto indagine, ma, come dicevamo, questi sono particolari di scarsa importanza per i Bibì e Bibò del Pd.
Alla magica coppia seguì Tiziano Renzi.
E qui viene il bello, perché il babbo dell’ ex presidente del Consiglio s’ indignò al solo pensiero che qualcuno tirasse in ballo il suo nome insieme con quello del papà di Di Maio.
Siccome ci fu chi scrisse articoli sui genitori che mettono nei guai i figli, Renzi senior reagì diffondendo una nota via Facebook in cui chiedeva «cortesemente di non essere accostato a personaggi come il signor Antonio Di Maio», quasi che l’ imprenditore campano fosse il capo della camorra.
Babbo Renzi tenne a precisare di non aver mai avuto incidenti sul lavoro, di non avere capannoni abusivi e neppure dipendenti in nero.
E poi aggiunse di essere «agli antipodi dell’ esperienza politica missina», perché va bene offendere, ma accomunarlo a un tizio che ha simpatizzato per il Movimento sociale, questo proprio no.
Alle Iene che, dopo aver letto La Verità, gli chiesero conto delle condanne di certe sue società per contributi non pagati, il padre dell’ ex segretario Pd replicò minacciando querele ed elencando quelle già presentate: un modo per avvertire che lui non aveva nulla da nascondere.
Finita così? No.
Perché poi, venne il turno di Alessandro Di Battista, l’ altro giovanotto a 5 stelle.
Il Giornale scovò che pure il babbo dell’ ex deputato grillino aveva qualche pasticcio nascosto.
Roba di cartelle fiscali non pagate, di debiti con banche e fornitori, ossia più o meno quel che accade a molti imprenditori.
Anche questa volta a Matteo Renzi prudono le mani e così fa partire la mitragliata. «Ho aspettato qualche ora per vedere se qualcuno avesse interesse ad approfondire la notizia. Ma nulla, silenzio di tomba. Non ne parla nessuno. La storia è questa».
Chiaro il concetto? Siccome le pendenze fiscali e bancarie di Di Battista senior non sono da prima pagina, ci penso io a farcele finire.
E così, dopo aver riportato la notizia data dal quotidiano di Berlusconi, l’ex segretario si chiede: «Per una cosa del genere – che riguarda uno dei principali leader del partito di maggioranza – si dovrebbero aprire i siti, dedicare servizi ai tg, chiedere commenti e fare giornalismo di inchiesta.”
La Rai grillina invece ha totalmente ignorato la notizia.
La redazione dei colleghi di Di Battista tace.
I talk discutono d’ altro. Non se ne deve parlare».
Naturalmente, anche in quell’ occasione, Renzi dimenticò di precisare che né Di Battista né il padre erano oggetto di un’ inchiesta giudiziaria, bensì solo di articoli.
Evidentemente, un elemento trascurabile secondo il suo metro di giudizio.
Come dicevamo, tutto ciò accadeva tra la fine di novembre e la metà di dicembre, meno di tre mesi fa.
Eppure oggi appare molto lontano.
Se prima il senatore semplice di Scandicci e la sua combriccola esigevano le scuse e anche i titoli in prima pagina, l’ apertura dei tg e la discussione nei talk show per un articolo di giornale o un servizio televisivo su un dipendente in nero o un debito con il fisco, oggi, di fronte all’ arresto dei coniugi Renzi per accuse che vanno dalla bancarotta fraudolenta a false fatturazioni, con un buco da centinaia di migliaia di euro, denunciano una terrificante aggressione mediatica, accusando stampa e tv.
Il tempo è galantuomo assicurano fiduciosi nella consueta raffica di comunicati.
È vero, ma si tratta di capire da che parte stanno i galantuomini.”
Ed un blogger anche lui ‘ncazzato abbestia