di Antonello Caporale per Il FQ, 24-11-19
“Grillo si è reso conto che senza la sua mano il movimento si perderà. Resta da capire se ha voglia di condurre in porto una barca che fa acqua da tutte le parti. Il suo genio, la sua fantasia sono indiscutibili. Ma queste operazioni di salvataggio necessitano di una dedizione assoluta. Ho l’i mp re ssione che lui si annoi spesso della politica e fugga via. Dopo tutto è uomo di teatro”.
Domenico De Masi, che pure ha coltivato relazioni con il mondo a cinquestelle, emette la prognosi infausta.
La scelta di fare le liste regionali sarà la pietra tombale. Produrrà la vittoria di Salvini a cui conseguirà la crisi di governo e una maggioranza schiacciante della Lega alle politiche.
Di Maio ha scelto l’eutanasia?
Uno che dice “non sono né di destra né di sinistra” è certamente di destra. E lì è il suo destino.
Ma non è stato Grillo, che ora invoca uno spirito nuovo nell’alleanza col Pd, a dare le chiavi di casa a Di Maio?
È affascinato dai giovanissimi. E ha creduto che sia Di Maio che la Raggi potessero, dal niente, dare un volto a un movimento così grande, caotico, complesso.
Lei profetizza la morte.
Quel movimento, dopo le elezioni, doveva rifiutare di andare al governo, prendere il tempo per formare una classe dirigente e dare un orizzonte al suo popolo. Invece la fretta, forse la paura che troppi, senza la poltrona, abbandonassero le postazioni, l’ha condotto a una vita anarchica.
Anarchica è poco.
Un ragazzo, nemmeno trentenne, che deve tenere a bada due ministeri, tutti i rapporti politici, impegnarsi ogni sera in tv, girare l’Italia per conto del governo e organizzare il movimento. Le sembra umano un simile impegno?
Mi sembra irresponsabile anche solo immaginarlo.
E infatti il movimento è rimasto senza una guida, senza una direzione di marcia. Ciascuno ha fatto quel che sapeva, in una confusione pazzesca di ruoli e progetti.
Il movimento doveva trasformarsi in partito.
Ogni movimento, nella sua età adulta, si trasforma in partito, da sabbia si fa mattone cioè, se dalla sua parte ha una visione del mondo, quella che oggi chiamiamo narrazione. Per farlo ci vogliono profonda cultura e tanta competenza.
Mancano questa e quella.
L’atto di superbia, la cui fonte era proprio la sprovvedutezza, gli ha fatto ritenere che non bisognasse attrezzarsi. La Raggi è stata eletta col 70% dei voti. Aveva Roma ai suoi piedi e poteva chiedere ogni consiglio, ogni aiuto, ogni competenza. Invece?
Non è che i grillini hanno avuto tutto e subito? Troppi voti, troppo potere.
Hanno avuto Grillo e Casaleggio, la regola e la fantasia. La visione e la performance. Hanno raccolto un Paese in disarmo, intercettato la voglia popolare e in 10 anni hanno costruito l’impensabile. Poi è morto Casaleggio e Grillo è rimasto solo.
Dare una forma al magma non è cosa da tutti.
Lenin ci è riuscito. Però adesso sarebbe ingiusto fare sarcasmo.
Di Maio, indebolito fino all’estremo, si è affidato in ultimo a Rousseau.
Così chiamano la piattaforma. E infatti hanno votato solo coloro che volevano rompere col Pd. Una sciagura.
Di Maio torna da Salvini.
Credo che abbia tanta voglia di farlo. E certo quel voto apre la strada alle elezioni anticipate.
I cinquestelle prenderanno una batosta.
Non c’è alcun dubbio. Ma a Di Maio basta il dieci per cento. Fare il gregario, ecco la prospettiva.