di Antonio Padellaro per Il FQ, 6-10-19
IL PREMIER GIUSEPPE CONTE AL CORRIERE DELLA SERA:
“SERENO CON RENZI? Come potrei. Rischiamo di non andare avanti”
ENRICO LETTA, EX PREMIER
“Conte e Zingaretti non facciano come me. Non è possibile che una maggioranza vada avanti in un ‘Vietnam’ quotidiano. Facciano con Renzi un patto, nel momento in cui Renzi non lo rispetterà si vada al voto”
ANTONIO PADELLARO
SI CHIAMA LEOPOLDA, il Rubicone delle elezioni anticipate che Matteo Salvini decise di attraversare troppo tardi e che Giuseppe Conte minaccia di attraversare molto presto.
Non è affatto strano che, trascorsi soltanto due mesi dall’8 agosto del mojito, la questione dell’interruzione anticipata della legislatura si riproponga con lo stesso protagonista, il presidente del Consiglio, e con un antagonista che di nome fa sempre Matteo, ma di cognome Renzi.
Non è strano nel momento in cui le sorti della Repubblica dipendono da due giocatori d’azzardo, di segno politico opposto ma entrambi inattendibili, entrambi afflitti da io ipertrofico, entrambi concentrati sul proprio interesse particolare e indifferenti all’interesse generale del Paese.
Enrico Letta ha ragione quando ricorda il “Vietnam” a cui fu sottoposto dal bullo di Rignano prima di essere da costui estromesso da Palazzo Chigi. Ha torto però quando consiglia a Conte e Zingaretti un patto con Renzi, pronti ad andare al voto se l’accordo non venisse rispettato. Sbaglia perché Renzi è la slealtà politica fatta persona (mi ha già querelato non si sa bene perché, mi quereli ancora se vuole).
Stringere patti con lui significa ficcare la testa nelle fauci di un coccodrillo augurandosi che soffra di inappetenza. Renzi non cerca intese, ma vendette. Dalla sconfitta nel referendum del 4 dicembre 2016 e dai successivi tracolli ha ingoiato tanta di quella bile che la metà basta. Pensare che la sua voglia, anzi fregola, di rivalsa si sia esaurita con la scissione dal Pd è da ingenui.
In Renzi agisce l’istinto di un Joker da cortile che, convinto di aver subito chissà quali torti, gode a portarsi via il pallone. Prima che lo faccia (e lo farà quando meno ce lo aspettiamo), Conte gli dimostri con le maniere forti (altro che patto!) ciò che Renzi sa perfettamente.
Che elezioni anticipate a febbraio, subito dopo l’approvazione della legge di Bilancio, trasformerebbero il partitino ologramma Italia Viva in Italia Morta. Un ectoplasma del 3-4 % inservibile per ricatti e ricattini parlamentari.
Attendere tremebondi interrogandosi sul quale sarà, il prossimo 20 ottobre, il responso della Leopolda significa solo alimentare le tracotanti pulsioni dell’ex tutto. Al contrario, è Renzi che dovrebbe stare bene attento a misurare le parole, per non finire come l’altro fallito di successo, dall’identico nome, che ora vegeta all’opposizione con sondaggi calanti.
Conte, Salvini, Renzi: ne resterà vivo uno solo.
Non è una questione personale, ma riguarda 60 milioni di italiani che vogliono un governo che governi e dei bulli da cortile ne hanno piene le scatole.