di Sarah Buono per Il FQ, 27-6-19
“Ti ricordi che eri sola e nessuno ti aiutava? Ti ricordi cosa hai detto? I ricordi dobbiamo metterli a posto, sennò facciamo confusione!”.
I piedi e le mani della bambina, di pochi anni, vengono attaccati alla “macchinetta dei ricordi”. Gli elettrodi sparano l’impulso.
La bimba finalmente “ricorda”. Racconta di turpi abusi, oscene violenze sessuali e psicologiche, di un padre mostruoso e di una madre connivente.
Tutto falso, inventato, anzi inculcato nelle presunte vittime per guadagnarci sopra.
UN SINDACO, un’assistente sociale e un avvocato, diversi psicologi e psicoterapeuti: una onlus del male che faceva girare centinaia di migliaia di euro, equamente spartiti a seconda del ruolo.
Ventisette indagati tra Reggio Emilia e Torino, di cui sei agli arresti domiciliari.
I capi d’imputazione – tra gli altri, frode processuale, depistaggio, maltrattamenti, tentata estorsione – non bastano a restituire il meticoloso orrore a cui per anni sono stati sottoposti una decina di bambine e bambini.
Il copione era sempre lo stesso.
Bastava un accesso al pronto soccorso o la chiacchiera di un bimbo a un’insegnante, qualsiasi segnalazione presentasse un elemento, anche labile, di un abuso sessuale metteva in moto un meccanismo rodato.
Allontanamento del minore dalla sua famiglia, relazione falsa che assume per certo la violenza e invio del minore presso la struttura pubblica “La Cura”gestita da un’onlus sovvenzionata dall’ente locale “La Casina dei bimbi”.
Qui a Bubbiano, nel Reggiano, i piccoli venivano sottoposti a un lavaggio del cervello da parte di professionisti, privati, tutti riconducibili all’associazione Hansel & Gretel di Moncalieri (Torino).
L’unico fine era questo: portare i bambini a “La Cura” e poter addebitare allo Stato il costo esorbitante delle sedute.
Se a Torino la terapia costava 60 euro l’ora a Bubbiano tra i 100 e i 135 euro.
Più sedute, più soldi per tutti. Convincono poco i proclami per la difesa e la tutela dei bambini pubblicati sui siti delle diverse società o nei profili social degli imputati a fronte delle storie di Giulia e Roberto, vittime per davvero ma delle nuove famiglie affidatarie.
Giulia è epilettica ma a nessuno importa, hanno deciso che il padre l’abbia abusata. Ne sono particolarmente convinte le due mamme che l’hanno in affidamento, al punto da minacciare con urla e bestemmie la bambina purché parli.
Le sessioni continue a cui sottopongono Giulia sono fatturate a loro nome, ma non le pagano veramente: ogni mese ricevono un rimborso sotto una finta causale di pagamento che copre le sedute e garantisce un extra. Per Giulia vessazioni psicologiche continue, come il divieto di portare i capelli sciolti “per non manifestare la vanità” e l’averla sbattuta fuori dalla macchina in un giorno di pioggia.
Di certo non è un caso che una delle due donne abbia avuto in passato una relazione sentimentale con la responsabile dei servizi sociali, oggi ai domiciliari. Roberto è ancora più sfortunato: costretto ad accusare falsamente il padre e la madre di aver masturbato lui e tutti i suoi fratelli viene stuprato a soli sette anni da un altro ragazzo, diciassettenne, come lui affidato alla stessa famiglia.
L’abuso in questo caso c’è, ma è colpa di Roberto secondo l’assistente sociale (arrestato): “Chissà che segnali avrà mandato a questo ragazzo perché fosse predabile”.
Se i segnali non c’erano si inventavano, come nel caso di Lucia a cui, oltreché i ricordi, hanno imposto un disegno: quello che aveva fatto lei era felice e pieno di luce, quello allegato alla relazione aveva due lunghe mani sui genitali aggiunte ad hoc.
Nessuno scrupolo, nessun dubbio nemmeno di fronte alle lacrime dei loro pazienti.
“Caro papà mi manchi tanto, mi potresti scrivere un biglietto? Di te non ho ricevuto niente e mi sono chiesta il perché, ti voglio un bene gigante”. Sono passati due anni da quando Maria (nome di fantasia) è stata strappata ai genitori.
Da poche settimane ha “scoperto” di essere stata abusata proprio da quel padre a cui scriveva lettere mai consegnate.
I CARABINIERI di Reggio Emilia hanno rinvenuto decine di lettere come la sua.
Pacchi e regali abbandonati e nascosti in un magazzino per convincere i bambini che erano davvero figli di mostri. In tutto sono 27 gli indagati nell’inchiesta coordinata dalla pm Valentina Salvi.
Secondo gli investigatori, il sindaco dem di Bibbiano, Andrea Carletti, finito ai domiciliari con l’accusa di abuso d’ufficio, era fondamentale per dare “copertura” alle attività illecite, grazie ai suoi contatti.
Il primo cittadino, appena rieletto, seppur venuto a conoscenza delle indagini non si era fermato e aveva cercato di stipulare un apposito bando per realizzare una nuova comunità di accoglienza nella Val d’Enza.