“L’Abruzzo al voto un test nazionale
La regione Abruzzo tornerà presto al voto . Già si mobilitano le forze in campo.
Il centrodestra cerca di ricomporsi con prove di unità dopo il voto del 4 marzo che ha visto il drenaggio di voti da Forza Italia verso la Lega, che ha esordito per la prima volta alle politiche con 100.000 voti.
Un centrodestra a trazione leghista con il suo rappresentante Bellachioma, colui che ha minacciato i magistrati con quel ” vi aspetteremo sotto casa se toccate il capitano ( Salvini)”.
Il M5S ha svolto le “regionarie” per scegliere il proprio candidato Governatore.
Regionarie svolte a puntate.
Un primo voto annullato, con non poche polemiche da parte degli esclusi, e poi ripetute.
Comunque avrebbe vinto Sara Marcozzi , una donna, giovane, impegnata. Insomma un volto nuovo che sancisce la carica potenziale del M5S in Abruzzo che alle politiche ha avuto una forte affermazione, sfiorando in alcune zone oltre il 40 %.
Poi c’è il PD che ha governato la Regione in coalizione con l’ex Sel e alcune liste civiche.
Un bilancio politico disastroso che ha visto alle politiche un forte calo di consensi, con meno di 5 punti rispetto al dato nazionele, attestandosi intorno al 13 %.
Un partito lacerato e diviso, diretto da un Governatore strabordante che da una parte ha mortificato forze e risorse, dall’altro ha premiato gruppi di fedelissimi. Una politica miope che invece di includere, ha emarginato membri della stessa maggioranza perché “critici” su partite importanti come la Sanità, i trasporti, le zone interne, la ricostruzione post terremoto.
Una gestione personalistica che ha di fatto indebolito e sfinito la carica di entusiasmo e di spinta iniziale verso il governo regionale.
Si è sprecata una grande occasione, un patrimonio, relegando il dibattito politico a mera gestione e conservazione di piccoli poteri, nonostante l’impegno di alcuni assessori nell’affrontare temi importanti . Singole voci ininfluenti rispetto alla complessiva gestione. Un bilancio negativo che vede la sinistra complessivamente indebolita.
L’Abruzzo vive una stagione difficile e per molti versi drammatica. La crisi ha colpito duramente. Se mentre prima l’Abruzzo rappresentava un avamposto positivo tra le regioni meridionali, oggi non lo è più.
I grandi agglomerati industriali, uno dei più grandi d’Europa, come quello dell’automotive, sono nel vortice della competizione internazionale, con rischi evidenti qualora la politica di Trump sulle dogane dovesse andare avanti . Il settore dell’edilizia è al collasso, cosi l’agricoltura .
L’indotto dei settori primari è fortemente ridimensionato. I piccoli segnali di ripresa non recuperano il divario prodotto dalla crisi del 2008.
A questo si aggiungano i disastri naturali con terremoti devastanti che hanno prodotto vittime, sconvolgimenti territoriali, squilibri fortissimi nelle zone interne della regione.
Dopo la tragedia di Genova si è aperta anche qui la discussione sulle infrastrutture autostradali della A24 e A25 .
I pedaggi esorbitanti sono al centro della protesta di sindaci e cittadini da mesi, così come la sicurezza e la manutenzione gravemente carente e largamente evidente . Un fronte di impegno inevitabile e urgente . L’Abruzzo non può conoscere nuove tragedie. Ne ha già viste troppe.
La sinistra deve fare i conti con se stessa.
Deve ridarsi un volto e una identità. Se vuole recuperare credibilità in Abruzzo deve voltare pagina, produrre discontinuità negli uomini e nei programmi .
Non c’è più posto per riverniciature e rattoppi.
Va ridefinita una idea di Abruzzo, del suo sviluppo, del suo modello, come va ridefinito un campo di forze democratiche capaci di assumersi la responsabilità di fare una svolta .
Un campo inclusivo che rimobiliti forze mortificate, competenze umiliate, capacità emarginate.
Ci sono, esistono.
L’Abruzzo può essere un luogo della riscossa se sapremo far tesoro degli errori e trarne insegnamenti.”
Pina Fasciani